Mondiali 1982. La rivincita di Francesco De Core su Calcio Gourmet
28 Agosto 2020

Mondiali 1982. La rivincita

Il pallone non è solo degli artisti. Anche gli artigiani sanno costruire le vittorie, magari fanno solo più fatica.

Un allenatore contestato, solo contro giornali, tv e opinione pubblica. Il re del gol appena uscito dal gorgo del calcioscommesse. Un capitano di quarant'anni tra i pali. Enzo Bearzot, Paolo Rossi, Dino Zoff: dalla polvere alla gloria, il Mundial di Spagna del 1982 segna la loro rivincita. La rivalsa dell’Italia

Il riscatto di un gruppo che, isolatosi dal mondo esterno, porta a termine un’impresa sportiva memorabile, ribaltando ogni pronostico. Un cammino cominciato male, tra i veleni, nel girone di qualificazione di Vigo: tre pareggi, nessuna vittoria. Poi il silenzio stampa e il trasferimento a Barcellona: la cavalcata contro Argentina, Brasile e Polonia, quindi il trionfo nella notte magica di Madrid. Un successo straordinario che simbolicamente è racchiuso nell'urlo di Marco Tardelli al gol del 2-0 sulla Germania: rabbia e gioia insieme all'ennesima potenza. Liberate nell'estate più dolce della nostra vita.

 
 

L'autore

Francesco de Core, nato a Caserta (1965), è vice direttore del Corriere dello Sport-Stadio dopo aver ricoperto lo stesso incarico al Mattino di Napoli. Ha lavorato inoltre per Canale 10, il Roma, L’Informazione, il Giornale Radio Rai, Il Corriere del Mezzogiorno. Ha scritto il saggio Un pallido sole che scotta (2015); insieme con Ottorino Gurgo Silone, l’avventura di un uomo libero (1998), Burocrati e saltimbanchi, siete il veleno della sinistra (1999), Silone, un alfabeto (2003). Ha curato il libro di scritti di Silone Esami di coscienza (2000) e Stanza 1304, la finestra sulla guerra (2004). Suoi interventi compaiono nei volumi L’eredità di Tempo presente (2000), Nel Sud. Senza bussola (2002), Silone. La libertà (2007), Stranieri. Albert Camus e il nostro tempo (2012), Fuoco sulla città (2013), F For Fake (2013). Nel 2017 ha pubblicato Con gli occhi di Caravaggio (2017), con foto di Sergio Siano.