Un bellissimo articolo che parla del libro "I morti siete voi" di Luca Cangianti sulla rivista Nuova Umanità
6 Novembre 2020

Gli zombi: terrore e sogno anarchico
L. Cangianti, I morti siete voi , Diarkos,
Santarcangelo di Romagna 2019
La fantascienza vive d’immaginazione, di paradossi e di proiezioni nel
futuro. Il genere horror è forse l’esatto contrario: la rappresentazione cruda
della realtà, quella che si annida nei meandri della psiche, o quella che
prende forma nella vita sociale e si rivela nelle pagine drammatiche della
storia. La vita è un’esperienza estrema perché la verità delle cose può essere
scioccante, la realtà può essere orribile e comunque sconvolgente. È
questo il messaggio che sembra emergere dall’opera di Luca Cangianti, il
raffinato saggista e scrittore che pubblica il suo secondo romanzo politico-
horror, costruito nello stile ormai riconoscibile di chi colloca gli esseri
mostruosi dentro precisi momenti storici, di chi lavora appassionatamente
nelle biblioteche e negli archivi per scoprire in quali circostanze e in quali
luoghi creature trasfigurate e repellenti possano essere realmente apparse,
per ritornare poi nell’ombra, ignorate o negate da una storiografia mainstream.
Nel primo romanzo di Cangianti, Sangue e plusvalore, la creatura
orribile era il vampiro Dracula, che nella Londra di metà Ottocento assume
i panni dell’industriale padrone della fabbrica, dove la tecnologia meccanica
serve a convogliare il sangue degli operai e a soddisfare, con sempre
maggiore abbondanza, i suoi appetiti. In quel contesto, meticolosamente
ricostruito, era Carlo Marx in persona a scovare e combattere il vampiro,
consapevole, come trapela dai suoi diari, che non si tratta di una figura immaginaria,
ma di una creatura vera, un borghese in carne e ossa. Nel nuovo
romanzo dal titolo I morti siete voi, ambientato nella borgata romana della
Garbatella nei mesi drammatici subito successivi all’armistizio di Badoglio,
sono gli zombi, creature violente né vive né morte, a emergere dai sotterranei
e dalle catacombe. Del ruolo che gli zombi hanno avuto durante l’occupazione
della capitale non si trovano “prove documentali”, ma la ricostruzione
meticolosa del contesto storico, la descrizione di quella zona di Roma
Sud dove sorge il quartiere Garbatella (un’appendice fotografica di Daniele
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Molajoli ne mostra le case e i cortili rimasti immutati dagli anni Quaranta),
di quella parte delle mura Latine, della via Ostiense, e più a est della borgata
di Tor Pignattara - tutte zone che furono teatro delle incursioni nazifasciste
e della resistenza romana - testimoniano che quella di Cangianti
non vuole essere un’opera di fantasia, ma un romanzo storico, e popolare.
L’armistizio firmato l’8 settembre del ’43 - simbolicamente rappresentato
dal protagonista della vicenda, il giovane tenente Vittorio, “cane sciolto” di
un regio esercito ormai in disarmo - genera sconcerto tra gli abitanti della
capitale, lasciati soli a cercare di comprendere se quell’armistizio fosse la
fine di un conflitto o l’inizio di una guerra civile, e presto riportati alla realtà
drammatica della ritorsione nazista. Contro lo sconquasso di quel momento
storico, una certezza permane nel quartiere della Garbatella: la fede antifascista,
la solidarietà operaia, l’utopia di un comunismo che quasi nessuno
ha imparato sui libri ma che i racconti di qualche militante, le chiacchiere
all’osteria, la fiducia ingenua nell’esistenza di altri “mondi possibili” hanno
reso saldo. Le imprese di Stalin sembrano confondersi, nella fantasia della
gente della Garbatella, con le gesta degli eroi di Salgari, di cui qualcuno tra
gli abitanti è appassionato lettore; e tutto quell’impeto, quell’istinto a lottare,
quella guasconeria da partigiani e da pirati, quella voglia di rivoluzione
e d’avventura, una voglia che ancora esiste nella comunità, hanno trovato
il loro simbolo: la bandiera rossa. Nei quartieri popolari, nelle file della resistenza
romana, la bandiera rossa è l’essenza del comunismo, l’elemento
aggregante, il nome stesso dell’organo di stampa della formazione politica
che in quel momento rappresenta più di altre le istanze proletarie. Tra le
sorprese del romanzo di Cangianti c’è anche questa, la narrazione di una
realtà, quella appunto del Movimento comunista d’Italia, il quale solo per
un breve periodo ebbe grande seguito nelle periferie romane e che fu poi
soffocato dall’apparato del Partito comunista italiano, meglio organizzato,
e determinato a imporsi come riferimento unico per i militanti comunisti.
Il Partito Comunista Italiano separa qualsiasi responsabilità - scriveva
l’Unità in polemica con Bandiera Rossa - da certi gruppetti politici
che si fregiano dell’etichetta comunista per utilizzare un prestigio
che solo il nostro partito può rivendicare e per creare della confusione
proprio in un momento in cui tanto è necessaria la chiarezza.
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Gli zombi: terrore e sogno anarchico
Movimento e Partito sono due organizzazioni distinte ma non diverse
- aveva prontamente replicato il giornale di Bandiera Rossa
- perché unica è la causa, unico il fine. Se è sincera la fede da una
parte e dall’altra, ci s’incontrerà prossimamente sulla via maestra:
la Rivoluzione. […] Ci si permetta però di dubitare dell’ufficialità di
un partito - annotava velenosamente l’articolo del movimento - in
cui non si può esercitare il controllo, e che non ha avuto investitura
di funzione e di poteri né dal basso e né dell’alto.
Le incursioni partigiane, le fughe dalle ronde fasciste, gli scontri a fuoco
contro i tedeschi sulla via Ostiense e sulle mura Aureliane, l’amicizia tra militanti
comunisti e persino l’amore ruvido tra il protagonista del romanzo e
una partigiana della borgata si intrecciano in questo romanzo nel quale, in
modo prima misterioso e poi sempre più chiaro e drammatico, le creature
mostruose divengono protagoniste. Nel crescendo narrativo si svela l’origine
di quegli esseri degenerati, si scoprono i luoghi in cui si annidano e i
modi attraverso i quali, nella pura tradizione del racconto horror, si nutrono
e si moltiplicano. Se ne scoprono, però, anche aspetti che vanno oltre il dato
fisiologico, caratteri peculiari fino ad ora poco considerati nella letteratura
di genere. Per il fatto di essere creature “non morte” - ci ricorda il romanzo
di Cangianti - gli zombi non possono essere cancellati dalla storia: restano
nel mondo, capaci di riemergere dall’oscurità in qualsiasi momento. Alcuni
salti temporali presenti nel romanzo ne documentano una nuova apparizione,
sessant’anni dopo la fine della guerra, nel pieno della battaglia urbana
scatenatasi a Genova nel luglio 2001 durante lo svolgimento del G8,
quando qualcuno sarà in grado di riconoscere, in mezzo alla cortina dei gas
lacrimogeni, quelle stesse fameliche creature apparse nei giorni della resistenza
romana, di nuovo messe in campo da menti maligne o forse spinte
da un istinto tutto proprio. Impossibili da cancellare, gli zombi sembrano
incarnare quel pericolo di caos sempre latente nella storia degli uomini,
pericolo che si palesa come potenza distruttiva, ma che può inaspettatamente
funzionare anche come shock provvidenziale, elemento rigenerante
della società e della politica. In effetti, gli zombi di cui parla Cangianti
non sono sempre uguali a se stessi; a loro modo evolvono e si trasformano,
lasciando presagire ulteriori apparizioni e nuovi imprevedibili effetti.
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C’è molto di pericoloso, ma c’è qualcosa anche di terribilmente energetico
- un disordine rivoluzionario - in questi esseri, programmati per un fine ma
sfuggiti a ogni controllo, mostri che solo la gente semplice della Garbatella
ha saputo vedere nei giorni della guerra partigiana; e che solo persone libere,
svincolate da qualsiasi schema di potere, possono riconoscere nella storia
attuale e in quella futura. La bandiera rossa che sventola nelle periferie
dopo la liberazione è il simbolo della lotta e della militanza politica; ma la
bandiera rossa delle Tigri di Mompracem narrate da Salgari - così profondamente
impressa nella mente di quella gente del popolo - sembra andare
oltre: si agita sopra la storia come simbolo del sogno, un sogno anarchico.
Girolamo Rossi