Recensione: "Hegel. La dialettica" di Vladimiro Giacchè su Rivista di storia della filosofia, 3/2020, pp. 620-622.
12 Novembre 2020

Una completa ed esaustiva recensione di "Hegel. La dialettica" di Vladimiro Giacchè su Rivista di storia della filosofia, 3/2020, pp. 620-622.
Recensione di Enrico Colombo.
 
Vladimiro Giacché, Hegel. La dialettica,Diarkos, Santarcangelo di Romagna(RN) 2019, pp. 208, 17,00.
Nonostante l’affermazione inizialedell’Autore (p. 5), il libro Hegel. La dia-lettica è più di un’introduzione al pensie-ro hegeliano. Lo stesso Vladimiro Giac-ché, dopo aver ricostruito nei capitoliprecedenti il sistema hegeliano, nel capi-tolo 8 “Pensare con Hegel” (pp. 87-114)intende mostrare l’originalità dei suoiconcetti e la loro fecondità per la risolu-zione di problemi posti dalla filosofia e,soprattutto, dalla realtà attuali. Egli indi-ca innanzitutto dei principi metodologici,che dovrebbero essere sempre meditatiall’inizio di ogni disamina scientifica:propone che si osservi la necessità di unaricostruzione minuta e puntuale del pen-siero del filosofo studiato e della sua col-locazione nella temperie speculativa estorica del suo tempo; ciò vale comecondizione per mettere alla prova i con-cetti così delineati con nuovi interrogati-vi cogenti: occorre «avvicinarsi il piùpossibile agli schemi concettuali di cuiessi [i filosofi in generale] facevano uso.[...] Soltantodopo aver compiuto questolavoro si può cercare di capire come queifilosofi possono aiutarci a pensare» (p.5).Giacché struttura il suo libro in ottocapitoli: i primi sei sono dedicati all’e-sposizione critica del sistema di Hegel(pp. 11-80); nel settimo fornisce al lettoreuna rassegna ragionata delle interpreta-zioni hegeliane (pp. 81-86) e, infine,come s’è detto, riserva al capitolo otto leriflessioni sulla attuale ricchezza dell’he-geliasmo. Compone anche un’antologiadelle opere di Hegel, con il duplice finedi avvicinare il lettore alla viva parola deltesto e di provare le proprie scelte scien-tifiche (pp. 117-201); offre inoltre paginedei maggiori studiosi di Hegel del XIX edel XX secolo, da Rudolf Haym a Remo.
Bodei. Il risultato è un libro, nello stessotempo, propedeutico alla conoscenza diHegel, attento alle difficoltà del suo pen-siero, composito nella forma e unitarionel suo intento: mostrare l’adeguatezzadella ragione dialettica al dominio con-cettuale della complessità dei diversi am-biti d’esperienza dell’uomo. Giacché si sofferma in particolaresulla natura sistematica del pensiero diHegel: questi, a far tempo dagli anni je-nensi, coglie l’urgenza di un modellonuovo di razionalità, che non si attengaall’opposizione delle differenti determi-nazioni della realtà, ma che, al contrario,sia in grado di porre tra esse relazioni. Lasollecitazione a riformulare il concetto diragione giunge a Hegel dalla constatazio-ne delle contraddizioni date dall’espe-rienza, che è sì definita e storica, ma èanche parte di un insieme complesso e,appunto, contraddittorio: scrive Giacché«La ragione è capace di pensare la com-plessità, in quanto è capace di pensare la“contraddizione”» (p. 90). Un’idea di ragione relazionale mettein atto un molteplice rapporto con l’espe-rienza dell’uomo: da un lato, la ragionedeve render conto delle sue manifestazio-ni; dall’altro, queste sono il suo contenu-to logico-concettuale-storico, in cui siorigina e si compie la sua progressiva af-fermazione come totalità. Questo assuntopermette a Giacché di avanzare un tenta-tivo di soluzione di una delle questionihegeliane più dibattute, quella, cioè, dellachiusura del sistema e della sua impossi-bilità di conoscere l’esperienza successi-va al momento storico vissuto da Hegel.Il concetto di ragione relazionale implicainfatti che si diano tutte le categorie logi-che e le condizioni ontologiche di pienacomprensione della realtà: è ammissibileche si diano strutture posteriori d’espe-rienza razionalmente imperfette, cheesprimono, cioè, come nota Giacché, una«contraddizione aperta» (p. 102). Essapuò esser tolta, riconoscendo l’inadegua-tezza della realtà rispetto a un modello dipiena razionalità e la possibilità che quel-le determinazioni siano inserite in una re-lazione di contraddizione superata. Quel-la ragione relazionale, esito principe del-l’idealismo, può allora essere pensatacome ragione critica, in grado di pronun-ciarsi sul “livello” di razionalità dellarealtà. La fine della storia, presunto e de-precato esito dell’hegelismo, non sarebbedunque ammissibile: la ragione si nutreanzi di nuove contraddizioni storiche. Unesempio di queste contraddizioni – ulte-riore spunto di ricerca – può essere cosìdelineato: il concetto di ragione relazio-nale e critica è in grado di comprenderela presenza di “residui” di momenti storici già superati e di mantenerli in momenti logico-storici successivi? Essi si configurerebbero, infatti, come elementi noncontemporanei e oggetto di una contraddizione irrisolta, aperta. Ma sarebbero inrealtà semplicemente irrazionali o man-terrebbero una loro determinazione? Peresempio, guardando a un tema discussis-simo nella filosofia posthegeliana: comesi concilia, nell’esperienza spirituale, lapresenza dell’ebraismo in uno Stato cri-stiano-germanico? È poi degno d’interesse che Giacchériprenda poi taluni spunti provenienti dal-le interpretazioni hegeliane di J.N. Find-lay degli anni Settanta del Novecento: ladialettica, secondo Findlay, avrebbe lafunzione di dottrina metateorica. Questadefinizione si presta naturalmente a mol-te obiezioni, prima fra tutte quella di unfraintendimento intellettualistico e logi-co-formale della ragione, che tenderebbea eliminare le determinazioni logico-storiche del pensiero hegeliano. Essa implica tuttavia l’attribuzione alla ragione dialettica di un compito razionalizzatore delle scienze empiriche, ciascuna delle qualisi occupa, con categorie proprie la cui validità è riconosciuta dalla ragione, di unoggetto particolare di conoscenza. Comescrive Giacché: «Le implicazioni di ognicategoria sono approfondite e spiegatecon il risultato di passera a categorie diSchede621ordine superiore, che includonole prece-denti in un ambito di significato semprepiù vasto» (p. 104). Si può allora affer-mare, in conclusione dell’esame di que-sto chiaro e acuto saggio, che la filosofiahegeliana trasmette agli uomini del XXIsecolo la nozione di ragione relazionalee processuale; essa si costituisce in undialogo tra pensiero e storia, che deveevitare le secche dell’astrattezza logica edella temporalità storicistica (cfr. pp. 90-91), tuttavia già razionale, come fruttodell’azione dell’uomo. Questo rapportodi progressiva inclusione e di incessanterazionalizzazione, a livelli sempre piùcomplessi, di dati reali genera strutturecapaci di pensare la complessità e l’unitàdell’esperienza dell’uomo. Enrico Colombo