In distribuzione per i tipi della “Diarkos” storia e analisi di un modello socio-economico David Bernardini e “La Repubblica di Weimar” su La Voce
20 Novembre 2020

In distribuzione per i tipi della “Diarkos” storia e analisi di un modello socio-economico
David Bernardini e “La Repubblica di Weimar”

A seguito delle rivolte degli equipaggi della flotta di Kiel e della insurrezione che a Monaco avevano portato alla proclamazione, da parte dei consigli di cittadini e soldati, della Repubblica di Baviera, una repubblica “democratica e sociale”, il 19 novembre 1918 il re Guglielmo II è costretto ad abdicare perché ritenuto responsabile dell’entrata in guerra a fianco dell’Austria e della sconfitta della Germania. Lo stesso giorno Friedrich Erbert, presidente del Partito socialdemocratico, assumeva l’incarico di formare un nuovo governo e annunciava l’imminente proclamazione della repubblica. La sua elezione, osteggiata perché ritenuta conseguenza della sconfitta, suscitò a Berlino una
vera e propria guerra civile tra i “governativi”, che approvavano la nomina del Cancelliere, e gli “spartachisti”, comunisti fautori della istituzione di una repubblica dei soviet tedeschi, che subirono una sanguinosa repressione. Le elezioni per la costituzione di una Assemblea Nazionale si conclusero con l’impossibilità per i socialisti di costituire un governo “autonomo” e la necessità di raggiungere un accordo con i libeliberali
e i cattolici con i quali si riunirono per formare la Coalizione di Weimar che portò alla instaurazione nel 1919 della Repubblica rimasta in
vigore fino all’avvento di Hitler nel 1933. L’Assemblea, riunita a Weimar, da cui prese il nome la Repubblica, elaborò una costituzione che prevedeva un sistema politico democratico basato sull’equilibrio di diversi organi e sul decentramento regionale.
David Bernardini, docente a contratto presso il dipartimento di Studi Storici dell’Università di Milano, nel suo ultimo libro “La Repubblica di Weimar. Lotta di uomini e ideali” (Diarkos editore, pag. 345, euro 18,00) ricostruisce la “storia” della Repubblica attraverso una approfondita
analisi degli eventi e delle cause che hanno portato alla sua instaurazione e poi alla sua caduta, a cominciare dalla firma del Trattato di Versailles, che imponeva alla Germania dure condizioni di pace per le quali la Repubblica fu definita da molti tedeschi “della sconfitta e del tradimento”, e dal ruolo esercitato dalle “organizzazioni paramilitari di cui si dotarono tutte le forze politiche dell’epoca sintomo della ‘militarizzazione sociale’ della cultura politica della Repubblica di Weimar”. Anche la Costituzione, approvata dall’Assemblea Nazionale, non ottenne grande consenso perché appariva a molti in contrasto con le storiche autonomie regionali. La riorganizzazione dello stato trasformavain “province” (Lander) i 25
“stati” che componevano il Reich, a capo di ciascuno dei quali era un sovrano, riducendoli a 17 con una struttura federale che manteneva
sotto il controllo del governo centrale gli affari esteri e l’esercito. Vennero create due camere legislative: il Reichstag che, eletto a suffragio
universale, aveva il compito di votare il bilancio e le leggi e il Reichsrat composto dai delegati dei vari Lander che aveva funzione consultiva.
Il presidente, al quale spettava il potere esecutivo, era eletto dal popolo ogni sette anni. La nuova Costituzione, perfetta sulla carta, era però di fatto inattuabile per il complesso sistema dei poteri concepito a garanzia del pluralismo e della libertà. La debolezza dei vari governi di coalizione (otto in cinque anni), incapaci di conciliare le necessità derivanti dalla drammatica sfida della ricostruzione nazionale, dall’inflazione, che gravava in particolare su contadini e salariati generando motivi di scontento e di instabilità, con le continue e perentorie richieste da parte degli “Stati vincitori” delle riparazioni di guerra imposte a Versailles, insostenibili per le condizioni della Repubblica, portò progressivamente
al collasso socio-economico le istituzioni repubblicane, grazie anche alla loro instabilità e ai conflitti fra i Lander e il Governo centrale, e alla
conseguente conquista del potere da
parte del partito nazionalsocialista di Adolf Hitler che riuscì a suscitare nello spirito dei tedeschi, umiliati
dal Trattato di Versailles, l’esaltazione del mito del Germanesimo. La Repubblica di Weimar, ritenuta da molti storici, scrive Bernardini, “il modello paradigmatico della debolezza e del crollo di un regime parlamentare”, in realtà, ritiene l’autore, è stata l’esperienza che ha consentito,
dopo la caduta del Muro di Berlino, la realizzazione dell’attuale assetto socio economico della Germania.
L’attenta analisi di David Bernardini, consente di comprendere e far propria l’attualità dell’esperienza della Repubblica di Weimar, specie per quanto concerne la volontà delle singole forze politiche di conciliare la voglia di affermazione con quella dell’interesse generale, “in un presente dove l’estrema destra, forte dei successi dei partiti cosiddetti populisti, ambisce nuovamente a conquistare le periferie”.
Vittorio Esposito