Gli Agnelli di Antonio Parisi su Oubliette Magazine
28 Gennaio 2021

Quando morì l’Avvocato nel 2003, si scatenò una guerra successoria che vide affrontarsi su posizioni contrapposte la figlia di Marella e di Gianni, Margherita Agnelli, contro la sua stessa madre e contro gli avvocati dell’Avvocato…”

Azienda simbolo del capitalismo italiano, la Fiat, fondata da Giovanni Agnelli nel 1899, con la sua presenza industriale sul territorio italiano ha segnato un’epoca. Storia complessa quella della Fiat, come d’altra parte quella degli Agnelli, suoi proprietari ed azionisti, la quale tanto ricorda quella dei Kennedy anche per l’intrecciarsi tra politica ed affari.

“La morte di Edoardo, erede di uno degli imperi industriali più importanti al mondo, suscitò emozione non solo a Torino…”

Nel saggio Gli Agnelli. Segreti, misteri e retroscena della dinastia che ha dominato la storia del Novecento italiano di Antonio Parisi e pubblicato da Diarkos editore nel 2019, l’autore, senza alcuna reticenza racconta di una famiglia che ha fatto la storia del Novecento italiano.

La prima parte del libro è ampiamente dedicata alla figura di Edoardo Agnelli, figlio di Gianni Agnelli, oltre che rampollo di una dinastia che ha fatto molto parlare di sé.

Nella seconda parte la narrazione si concentra su altre drammatiche vicende avvenute durante un lungo arco temporale ma che, nonostante gli anni trascorsi, legano inevitabilmente Edoardo ai suoi predecessori, se non altro per le ambiguità che si celano dietro a tragici eventi.

“Giovanni Agnelli, il capostipite di quella che sarà considerata la dinastia egemone dell’industria italiana, nacque in Piemonte a Villar Perosa il 13 agosto del 1866, appena qualche mese dopo che Torino aveva perso lo scettro di capitale del neo Stato unitario…”

Antonio Parisi, conosciuto come giornalista di assoluta onestà intellettuale e professionale, ha seguito indagini anche complicate con lo scopo di portare alla luce verità nascoste. Autore di libri di inchiesta si è occupato del caso di Emanuela Orlandi, oltre che di altri intrighi dall’apparenza impenetrabile.

Ed è in maniera chiara ed esaustiva che dà conto dello svolgersi degli accadimenti che hanno portato alla morte Edoardo Agnelli, morte ancora oggi coperta da una fitta rete di mistero.

Morte incomprensibile, se non con un estremo stato confusionale di cui Edoardo era vittima, anche per i difficili rapporti che lo legavano alla sua famiglia.

“Gli anni del fascismo videro Agnelli condurre una politica accomodante con Mussolini. Gli affari sono affari. E Giovanni trovò il modo per convivere con il regime, che assumeva sempre più una forte connotazione autoritaria…”

Trovato morto il 15 novembre del 2000 al di sotto di un viadotto del torrente Stura, secondo l’autore, sulla fine di Edoardo non si è indagato come si sarebbe dovuto.

Ma Parisi non è il solo a pronunciarsi in tal senso. Sono più di uno i pareri espressi da persone, più o meno vicine al giovane Agnelli, le quali hanno sollevato dubbi sulla sua morte, ventilando perfino l’ipotesi di omicidio e trascurando quella del suicidio, come acclarato dall’inchiesta seguita alla sua prematura fine.

È dunque un’ipotesi suggestiva quella che vuole Edoardo vittima di un omicidio mascherato da suicidio?

Ed è in un’analisi dei fatti, lunga e dettagliata, che l’autore risponde a tale interrogativo, mettendo in atto la ricostruzione di quel 15 novembre del 2000, giorno in cui l’Agnelli ha perso la vita.

Una narrazione attenta e puntuale, corredata di verbali di polizia sul ritrovamento del corpo e degli interrogatori che ne sono seguiti. Una serie di testimonianze raccolte al fine di dare completezza a un quadro d’insieme opaco, che ha visto l’indagine archiviata troppo in fretta, senza un giusto approfondimento delle reali circostanze.

È un carteggio prezioso quello che Parisi ha messo insieme per dare ai fatti l’esatta collocazione, al fine di avvallare la veridicità del suo scritto e contribuire a far chiarezza su ciò che è stato, oltre che elemento testimoniale delle sue affermazioni. Supportato nel suo lavoro da Marco Bava, che del giovane Agnelli fu amico e confidente, il quale ha sempre cercato di far riaprire il caso sulla morte del giovane.

“Non si sa con precisione quando Gianni Agnelli abbia deciso che il figlio andava escluso dalla ‘successione dinastica’ di Fiat. Certo è che questo deve essere stato un tarlo per l’Avvocato. A metà degli anni Ottanta si cominciò a estrometterlo dal consiglio di amministrazione della Juve…”

‘Figlio ingombrante’, Edoardo aveva con il padre un rapporto controverso e per nulla idilliaco. Forse perché non corrispondeva nemmeno in minima parte all’idea che suo padre aveva del leader che avrebbe dovuto guidare le sorti dell’azienda di famiglia.

Edoardo, infatti, un leader non lo era affatto. Anzi, era tutt’altro!

Persona sensibile e attenta alle problematiche sociali, amava vivere a modo proprio e coltivava interessi al di fuori della logica degli affari, la quale vuole famiglie imprenditoriali essere in competizione fra loro, senza badare a nulla e a nessuno in nome di interessi in molti casi anche poco limpidi.

Le sue diversità però non erano ben viste in seno alla sua famiglia, che ha sempre cercato di emarginarlo. Anche con Margherita, sua sorella, Edoardo non è mai riuscito a stabilire un buon rapporto e, come fosse un estraneo che vive in casa d’altri, lentamente si era affrancato dal nucleo familiare di appartenenza. O, molto più semplicemente sono stati gli stessi familiari a farlo sentire un intruso.

A dimostrazione di ciò, come riferito nel libro, è il fatto che Edoardo non aveva a disposizione denaro, e tantomeno facoltà di prendere iniziative proprie senza doverne rendere conto ad altri.

La sua abitazione, sita a Villa Sole sulla collina torinese, era controllata a vista, come controllata era la sua vita, passata al setaccio da persone che lo scortavano di continuo.

E, pur avendo intuito che avrebbe potuto essere estromesso dalla sua parte di eredità, quella che gli sarebbe spettata di diritto, non ne faceva un dramma. Volontariamente si era allontanato dall’azienda di famiglia e, ben contenti di ciò, i suoi parenti lo avevano escluso da ogni decisione riguardante il futuro della Fiat.

“In altre occasioni, Bava è arrivato a pensare che Edoardo sia stato ucciso in un altro luogo e magari fatto cadere da una modesta altezza, qualche metro, che avrebbe procurato le lesioni alla testa…”

Dunque, un crogiolo di affetti davvero poco edificanti quelli che hanno tenuto insieme una famiglia potente e composta da numerosi membri, la quale ha attraversato momenti bui a causa anche di morti violente, sotto i cui colpi sono caduti alcuni dei suoi appartenenti.

Edoardo, padre dell’avvocato e nonno di Edoardo, è morto decapitato da un’elica mentre scendeva da un elicottero, era il 14 luglio del 1936, giorno in cui si ricorda la Rivoluzione francese. Evento che si potrebbe interpretare come il segno di un destino nefasto pronto ad abbattersi sugli Agnelli.

Lasciava in eredità a Virginia, la propria moglie, la gestione dell’azienda, oltre a una nidiata di figli in numero di 7. Ma anche a lei, la sorte non risparmierà nulla, perché morirà con il collo spezzato, in seguito a un incidente d’auto.

Un’altra vittima eccellente è stata la sorella dell’avvocato, anche lei perita in un incidente automobilistico. Ad aggiungersi alla lunga lista è Giorgio, fratello dell’avvocato, morto in una clinica svizzera, che lo vedeva ospite per un ciclo di cure.

Morte anche questa archiviata come suicidio, anche se è stata adombrata l’ipotesi dell’omicidio.

Fatti inquietanti e insabbiati? Si chiede l’autore, al fine di tracciare un profilo di una famiglia ricca e potente ma dai molti misteri rimasti insoluti, e nascosta dietro a immagini stereotipate che li vedevano sorridere dalle pagine patinate di riviste di gossip.

Troppe morti, anche premature, coperte da un velo opaco di ambiguità che non ha lasciato trapelare tutta la verità, e che hanno visto la residenza di Villar Perosa, custode di segreti e misteri ben occultati dalla vegetazione ricca e millenaria, diventare un luogo sinistro.

Nonostante vi si radunasse il bel mondo per serate eleganti e incontri, forse pseudo culturali, intrecciati insieme a dinamiche politiche.

Una dinastia, che ha guidato a lungo le sorti dell’Italia condizionandone lo sviluppo economico e finanziario, oltre che il mercato dell’automobile.

Per finire, altri personaggi che hanno partecipato alla crescita della Fiat, citati nel saggio di Antonio Parisi, di assoluto interesse testimoniale.

Strettamente legato agli Agnelli è stato il manager Sergio Marchionne, morto anche lui improvvisamente nel 2018; figura pubblica che ha risanato l’azienda grazie alla fusione con la Chrisler proiettandola sui mercati internazionali.

“Sin da bambino, Lapo, fratello minore di Jaki Elkann, ha avuto un carattere forte, tenace, stravagante, nemico delle imposizioni, avventuroso. Proprio come la sua bisnonna Virginia, proprio come suo nonno Gianni…”

Inevitabile è parlare di Lapo Elkann, figlio di Margherita Agnelli, spesso al centro di fatti più che discutibili. La sua presenza sullo scenario nazionale, e non solo, ha fatto molto parlare di sé per il suo comportamento non proprio specchiato. Anche se oggi, a suo dire, sarebbe votato al bene comune.

“Dopo la notte brava torinese, Lapo lasciò l’Italia e con essa la fidanzata. Si trasferì negli Stati Uniti, in Arizona, dove seguì una terapia riabilitativa. Poi andò a Miami per un periodo di convalescenza…”

Realizzato con penna esperta e sicura, Gli Agnelli. Segreti, misteri e retroscena della dinastia che ha dominato la storia del Novecento italiano fruisce di un’abilità narrativa propria del fine giornalista che è Parisi. Testo da leggere e apprezzare, perché custode dei molti segreti che hanno attraversato il Novecento, influenzando la vita di molti italiani e modellandone non solo usi e costumi, ma anche le abitudini. Libro che si è fatto strumento per partecipare il lettore a una realtà tutta di casa nostra.

“Lo scontro legale tra Margherita Agnelli e la madre Marella, che ha visto coinvolti anche gli avvocati del defunto Gianni, ha messo in luce una galassia di società estere e persino di conti riconducibili agli interessi di Gianni Agnelli che erano ancora attivi dopo la sua morte…”

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