Recensione: “Patti Smith. La forza della parola” di Patrizia De Rossi, Diarkos su La Bottega dei libri
14 Aprile 2021

“L’arte prende vita in una poesia, in un disegno, in una canzone, in una foto e allo stesso tempo la vita diventa la rappresentazione artistica di una persona, il suo quotidiano si trasforma in atto poetico e artistico e da questo punto di vista – ovvero quello di Patti e Robert – New York è il palcoscenico perfetto per mettere in scena la propria vita.”

 

Non è certo semplice parlare di Patti Smith, un personaggio carismatico e sfaccettato che il grande pubblico conosce soprattutto per le sue storiche hit (“People have the power” su tutte), cercando di mettere in risalto il suo percorso artistico e la sua arte intesa nel senso più ampio del termine, soffermandosi sulla caratura della sua personalità e su quanto più è stato importante per la sua formazione di artista e di essere umano. Eppure, nel lavoro di Patrizia De Rossi, “Patti Smith. La forza della parola”, cogliamo una “fotografia” di questa icona della scena musicale, e non solo, particolarmente ben riuscita, nitida e ricca di spunti.

 

Scritto con un tono dolce e pacato, questo omaggio alla figura della Smith, ormai settantacinquenne, risulta particolarmente godibile anche per chi non conosce quella che è stata uno dei simboli della scena musicale dagli anni ’70 in poi, avendo ella attraversato e provato diversi generi, dal punk al rock, fino ad arrivare alle produzioni sperimentali con i Soundwalk Collective.

Nel libro si intrecciano in modo esaustivo sia le esperienze di vita dell’artista, con tutte le gioie e il dolore per la morte di alcuni uomini che hanno fatto parte della sua vita (su tutti il marito Fred “Sonic” Smith, figura fondamentale per la sua formazione e la sua vita), sia le influenze che più hanno contribuito a creare la sua arte (da quel Robert Mapplethorpe, conosciuto quando lei arrivò a New York senza un soldo, al suo amore per Rimbaud, tanto per citare i due vertici di un lungo elenco di poeti, scrittori e artisti).

Particolarmente evocativo, in questo senso, è proprio il primo capitolo del libro “Note sconnesse”: un elenco lungo tre pagine di nomi di personaggi moderni e storici, di artisti, religiosi ecc., che al momento può sembrare alquanto particolare, ma che, a rileggerlo dopo aver percorso tutto il tragitto scritto da De Rossi, acquista un intenso significato.

 

L’artista che emerge da questo itinerario nell’arte della Smith è quello di una donna che ha saputo porre la sua creatività e la voglia di vivere l’Arte davanti a tutto e a crederci sempre fino in fondo, sia pure nelle scelte più difficili. Sin da bambina, Patti voleva diventare un’artista, amava i libri e avrebbe voluto studiare; ma, provenendo da una famiglia di origini modeste e non essendo particolarmente portata per lo studio, si “è fatta da sé”, scegliendo di seguire il suo sogno. Rimasta incinta a 16 anni, Patti Smith prese una delle decisioni più dolorose della sua vita: dare la figlia in adozione, lascarsi alla spalle la piccola cittadina del New Jersey dove era nata e partire per New York, la città di Bob Dylan e degli artisti della Beat Generation e del Greenwich Village e dell’East Village, senza soldi ma pronta a tutto pur di creare e vivere di e per l’Arte.

Inizia così la sua formazione, una vera e propria ricerca di tutto quanto può arricchire il suo spirito e la sua vita artistica. Una ricerca che si basa su un elemento unico e che ne sviscera tutte le potenzialità. Per Patti Smith, al di là di ogni altra cosa, esiste la “parola”, sia essa espressa in poesia, in musica, ma anche in pittura o in fotografia, un atto creativo con cui l’animo può comunicare all’esterno e da cui si sprigiona una forza vitale che non ha eguali.

In questo agile ritratto di Patti Smith, dunque, si mescolano in modo armonioso le citazioni e le storie che hanno influito sulla sua produzione, nonostante non si tratti di una biografia, ma di un vero e proprio svelare la donna che è: una donna dal carisma molto forte, che è capace di amori intensi, di cambiare vita e di dire basta e per sedici anni abbandonare la scena musicale per dare priorità agli affetti più cari, ai figli e alla famiglia, imponendo a se stessa una ferrea disciplina. Per anni, infatti, per poter seguire incondizionatamente la famiglia, Patti si alzerà ogni giorno alle cinque del mattino, pur di continuare a scrivere e dare potere alla sua parola.

 

Ma nella sua evoluzione, trasmessa anche con la sua musica, affiorano, in modo sempre più evidente, anche la sua personale fede religiosa, una spiritualità che è “parte vitale della sua essenza”, radicata nella lettura della Bibbia e del Nuovo Testamento, e le idee sui problemi che affliggono il nostro pianeta; il tutto sempre filtrato dalla sua mente magnetica e dalla sua personale visione che colora, poi, anche la sua produzione nelle varie forme artistiche.

Forse il fenomeno Patti Smith è legato imprescindibilmente al momento storico in cui è cresciuta e ha prodotto le sue opere, diventando una risposta al fermento culturale americano di quegli anni, e per questo mi chiedo se, anche al giorno d’oggi, esista un personaggio di tale levatura, un artista, uomo o donna che sia, capace di infondere il “potere” nella gente semplicemente usando la parola. Voi che ne pensate?

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