Recensione: "Patti Smith. La forza della parola" di Patrizia de Rossi
26 Aprile 2021

Non è certo semplice parlare di Patti Smith, un personaggio carismatico e sfaccettato che il grande pubblico conosce soprattutto per le sue storiche hit (“People have the power” su tutte), cercando di mettere in risalto il suo percorso artistico e la sua arte intesa nel senso più ampio del termine, soffermandosi sulla caratura della sua personalità e su quanto più è stato importante per la sua formazione di artista e di essere umano. Eppure, nel lavoro di Patrizia De Rossi, “Patti Smith.

La forza della parola”, cogliamo una “fotografia” di questa icona della scena musicale, e non solo, particolarmente ben riuscita, nitida e ricca di spunti.

Scritto con un tono dolce e pacato, questo omaggio alla figura della Smith, ormai settantacinquenne, risulta particolarmente godibile anche per chi non conosce quella che è stata uno dei simboli della scena musicale dagli anni ’70 in poi, avendo ella attraversato e provato diversi generi, dal punk al rock, fino ad arrivare alle produzioni sperimentali con i Soundwalk Collective.
Nel libro si intrecciano in modo esaustivo sia le esperienze di vita dell’artista, con tutte le gioie e il dolore per la morte di alcuni uomini che hanno fatto parte della sua vita (su tutti il marito Fred “Sonic” Smith, figura fondamentale per la sua formazione e la sua vita), sia le influenze che più hanno contribuito a creare la sua arte (da quel Robert Mapplethorpe, conosciuto quando lei arrivò a New York senza un soldo, al suo amore per Rimbaud, tanto per citare i due vertici di un lungo elenco di poeti, scrittori e artisti).

In questo agile ritratto di Patti Smith, dunque, si mescolano in modo armonioso le citazioni e le storie che hanno influito sulla sua produzione, nonostante non si tratti di una biografia, ma di un vero e proprio svelare la donna che è: una donna dal carisma molto forte, che è capace di amori intensi, di cambiare vita e di dire basta e per sedici anni abbandonare la scena musicale per dare priorità agli affetti più cari, ai figli e alla famiglia, imponendo a se stessa una ferrea disciplina.

Per anni, infatti, per poter seguire incondizionatamente la famiglia, Patti si alzerà ogni giorno alle cinque del mattino, pur di continuare a scrivere e dare potere alla sua parola.

Ma nella sua evoluzione, trasmessa anche con la sua musica, affiorano, in modo sempre più evidente, anche la sua personale fede religiosa, una spiritualità che è “parte vitale della sua essenza”, radicata nella lettura della Bibbia e del Nuovo Testamento, e le idee sui problemi che affliggono il nostro pianeta; il tutto sempre filtrato dalla sua mente magnetica e dalla sua personale visione che colora, poi, anche la sua produzione nelle varie forme artistiche.

Forse il fenomeno Patti Smith è legato imprescindibilmente al momento storico in cui è cresciuta e ha prodotto le sue opere, diventando una risposta al fermento culturale americano di quegli anni, e per questo mi chiedo se, anche al giorno d’oggi, esista un personaggio di tale levatura, un artista, uomo o donna che sia, capace di infondere il “potere” nella gente semplicemente usando la parola.

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