Oggi esce Laura Pausini-Tutta una vita. L'articolo di Michele Monina in occasione dell'uscita del suo libro su Optimagazine
5 Maggio 2021

Togliamo subito di mezzo la faccenda delle scuse non richieste, che sarebbero una sorta di ammissione di colpa. Sono anni che ricevo accuse, vorrei evitare di riceverne ancora, quindi, con la pazienza di chi deve spiegare quello che ai suoi occhi appare ovvio, eccomi qui a dire qualcosa che potrebbe anche sembrare una excusatio non petita, ma in realtà è petita eccome. Sono uno scrittore. E fin qui, per dirla con la voce narrante del film L’odio di Matthieu Kassovitz, tutto bene. Sono uno scrittore molto prolifico, a neanche cinquantadue anni compiuti e avendo cominciato a scrivere intorno ai venticinque anni e a pubblicare intorno ai ventotto, ho già pubblicato a mio nome, a volte anche in compagnia, ma sempre a mio nome, ottantuno libri. Anche qui, archiviate le facce di sorpresa, a volte ammirate, altre perplesse e dubbiose, della serie, ma quando li scrivi i libri, di notte?, certo, anche, tutto bene. Sono uno scrittore molto prolifico che, cominciato nella narrativa, da ormai una ventina d’anni, poco meno, applica la sua scrittura a diverse forme letterarie: il reportage, le biografie, la saggistica legata alla critica musicale, libri di viaggio, pamphlet e saggistica varia.

Anche qui, tutto bene, è vero che viviamo in un’epoca talmente frammentata che avere una specializzazione è cosa più che buona e giusta, quasi necessaria, è anche vero che sapersi giostrare in diverse parti del campo, uso una metafora calcistica, e se ho pubblicato libri di diversi generi letterari, cioè se gli editori me li hanno pubblicati, evidentemente so come farlo, credo sia quantomeno sensato, fatto salvo il fatto che dal momento che ho deciso di fare un lavoro che prevede sempre un grande tasso di performatività, nessun editore prevede che tu collaborando con lui non sia al top, è chiaro, quindi un lavoro a suo modo usurante, almeno dal punto di vista del sistema nervoso, almeno che io mi diverta, cambiando ruolo e giocando di volta in volta la partita che mi va di giocare e che gli editori acconsentano a farmi giocare.

Sono uno scrittore molto prolifico che applica quindi la sua scrittura a diverse forme letterarie, ma è indubbio che quella per la quale prevalentemente viene identificato dall’editoria, parlo dell’editoria libraria, quella cioè che mi ha dato più soddisfazioni da un punto di vista commerciale e che quindi è stata vista e viene vista con più interesse da parte degli editori coi quali nel corso degli anni ho avuto a che fare, su ottantuno libri pubblicati, cui vanno aggiunti gli editori che hanno pubblicato nuove edizioni dei libri già editi e quelli che ne hanno pubblicate edizioni in lingua straniera, non metto mai nel computo delle opere pubblicate anche quelli, sono trentacinque, trentacinque editori e quindi trentacinque direttori editoriali, non saprei dire quanti editor, quanti direttori di collana, titolari delle case editrici, è indubbio che la forma letteraria con la quale vengo prevalente identificato, nell’ambito dell’editoria libraria, è la biografia, di cui credo di poter dire senza tema di passare per spavaldo o rischio di essere smentito, sono la principale firma in Italia, aver firmato titoli con artisti piuttosto celebri, su tutti il nome di Vasco Rossi, col quale ho firmato tre opere, oltre che un milione di copie vendute, su un totale di oltre un milione e duecentomila, credo parli a sufficienza per me.

Anche qui, ok, magari non era quello che avevo in mente quando ho cominciato a scrivere racconti, nella prima parte degli anni Novanta, quando cioè ho incontrato Nanni Balestrini, il mio mito, che mi ha fatto da guida e mentore, ma è un lavoro e un lavoro onesto, che credo di saper fare bene, con competenza e padronanza, nessuno degli ottantuno libri che ho pubblicato, per intendersi, è qualcosa di cui io mi vergogno, e già mi sembra tanto. Del resto ho cominciato a scrivere biografie quando, nei primi anni zero, mi sono scocciato di continuare a scrivere da ghost writer le autobiografie degli altri, grande esercizio di stile, sia chiaro, palestra fondamentale per imparare a maneggiare questa forma narrativa, la ricerca di una lingua credibile in bocca a un altro, la scelta di cosa raccontare e come raccontarlo, tutto utile, ma a me premeva dire anche la mia, e farlo senza dovermi nascondere dietro firme importanti, non fosse che poi, alla fin fine, alla storiella che in Italia vendono solo i libri biografici firmati dagli stessi protagonisti non ci ho mai creduto, e in qualche modo sono la prova provata che avevo ragione.

Solo che, e qui arriviamo al motivo per cui sto scrivendo queste parole e le sto scrivendo proprio oggi, dopo qualche anno passato quasi esclusivamente a occuparmi di libri, perché sì, è evidente, per pubblicarne e quindi per averne scritti così tanti per un po’ di tempo la scrittura di libri è davvero dovuta essere la mia sola attività, non sono Mandrake, da un certo punto in poi, quando cioè intorno al 2014, avevo deciso che mi ero scocciato di continuare a scrivere libri, ho ricominciato a scrivere di musica su giornali e magazine, fatto che per altro mi ha portato qui, dove voi mi state leggendo. Questa cosa, scrivere di musica quotidianamente, al tempo della rete e dei social, mi ha regalato, giorni fa parlavo di brand identity, non fatemici tornare, a essere piuttosto visibile, come critico musicale, anche grazie al mio uscire dal ruolo di “uno che scrive tutti i giorni di musica per quotidiani e magazine” per entrare saltuariamente in quello di “uno che parla in network radiofonici nazionali e dentro la televisione generalista di musica”, su tutti fatemi citare Rtl 102.5 e Striscia la Notizia. Quindi, questo un nodo importante, sono passato dall’essere uno piuttosto noto per editori e librai, perché se pubblichi tanti libri è evidente che il tuo nome non deve essere troppo noto per chi i libri li compra, che potrebbe pensare che ne scriva troppi e di argomenti che magari li disturba, per dire, se sei un fan di Vasco magari non sarai contento che io scriva anche di Eros Ramazzotti, all’essere una firma, una faccia e una voce piuttosto nota per un pubblico mainstream, che di me conosce la penna affilata, le critiche ironiche e violente, il mio essere sempre presentato come “il temibile Monina” o “il cattivissimo Monina”.

Un bel passaggio di ruolo, dal biografo, diciamo un centromediano metodista, Dio ci preservi la memoria di Gianni Brera, quindi uno che macina chilometri, suda, si muove e crea azioni, a una punta di sfondamento, uno che è lì, davanti alla porta.

Questo poteva non essere un problema, anzi, in un mondo normale sarebbe stato un punto a mio favore, sono uno che per anni ha scritto e venduto centinaia di migliaia di libri, in prevalenza biografie di popstar, forte di una buona penna e di una competenza nel campo dovuta a due fattori, principalmente, essersi fatto le ossa scrivendo come Ghost Writer le autobiografie delle popstar e aver un background da critico musicale, che comunque non guasta, pur non finendo mai questa cosa dentro le biografie, e sono anche un critico musicale visibile e influente, uno che per altro è conosciuto anche come autore di libri, cui gli artisti guardano quindi spesso da pari a pari, come un “artista”, uno scrittore, aspetto non irrilevante del mio lavoro, se vuoi essere uno che non sta in ginocchio di fronte agli artisti sapere che anche loro ti guardano negli occhi viene comodo.

Però, questo altro punto nodale, succede che come critico musicale io decida, seguendo esattamente quella che è la mia modalità tipo di scrittura, cioè dire quel che penso senza fare sconti e soprattutto senza lasciarmi in nessun modo influenzare da pressioni o forzature, di scrivere anche degli artisti di cui ho scritto come biografo, in alcuni casi, spesso, dando letture delle loro opere non esattamente positive. Mi sembra evidente che quando io scriva le biografie il mio compito sia di raccontare fatti, e se un artista ha successo con una canzone che io trovo brutta, per motivi che poi vado a spiegare, o magari trovo semplicemente dozzinale, ma che comunque ha successo, nello scrivere una biografia mi concentrerò nel raccontare il successo, i numeri, i riscontri, senza esprimere giudizi di merito, giudizi artistici, mentre in una pezzo di critica musicale me ne fregherò del successo e mi concentrerò sul merito artistico. Traduco per gli analfabeti funzionali arrivati miracolosamente fin qui: mi capita, mi è capitato e mi capiterà di scrivere biografie di artisti dei quali racconto i grandi successi, artisti che poi magari andrò a stroncare implacabilmente, per gli stessi lavori, perché il mio compito di biografo è concentrarmi sui fatti, quello di critico è concentrarmi sulle opere da un punto di vista musicale, artistico. Dozzinale, per intendersi, è un giudizio spiccio di merito, qualcosa di poca qualità, a buon mercato, ma spesso i prodotti dozzinali, anche in virtù del loro essere molto presenti sul mercato, sono per chi ha la bocca buona e chi ha la bocca buona è quasi sempre in numero maggiore di chi ha gusti sofisticati, i prodotti dozzinali, dicevo, spesso sono di successo, li trovi ovunque, impunemente.

Quindi, tocco un altro passaggio focale, può capitare e capita che io parlando di un artista in una biografia, che seppur scritta col mio stile letterario, parlo di stile di scrittura, è pur sempre una biografia, al limite una biografia che sfocia nella fenomenologia, spesso, mai un saggio di critica musicale, ne parli in termini elogiativi, se uno ha successo è evidente che io racconterò che ha successo, anche se io non ne capisco le ragioni o, capendone le ragioni, non ritenga sia un successo meritato dal punto di vista artistico, e che di quegli stessi articoli io poi parli in termini decisamente meno elogiativi nelle mie critiche musicali.

Dico questo perché, da che esistono i social, cioè da che ho ripreso a fare le mie, chiamiamole impropriamente così, recensioni, è successo più volte che io abbia stroncato violentemente artisti di cui avevo scritto biografie, l’ho detto, e ogni volta è arrivato un numero più o meno cospicuo di fan degli artisti in questione a dirmi che sono una sorta di schizofrenico, che scrive le biografie di Tizio e poi dice che Tizio è uno schifo. Di più, capita spesso che quegli stessi fan, avendo una concezione del lavoro e soprattutto dell’editoria libraria pari a quella che io posso avere della fisica quantistica, forse anche meno, mi rinfacci in qualche modo di sputare nel piatto dove ho mangiato, ritenendo quindi che io abbia mangiato non in virtù delle mie competenze e talenti, ma dell’esistenza degli artisti di cui ho scritto.

Parto da qui, poi vado oltre. Se pubblico libri, ottantuno, entro la fine dell’anno dovrei arrivare a ottantacinque, ottantacinque libri pubblicati in ventitré anni, per capirsi, non è grazie a ciò di cui parlo nei libri, ma grazie al fatto che li so scrivere, che ho una penna che gli editori ritengono valida al punto da commissionarmi libri, o da accettare l’idea di pubblicarli nel momento in cui sono io a proporglieli. Ho una penna, certo, e ho anche un nome, un tempo più noto tra gli editori e i librai, in entrambi i casi, non avendo beccato flop il mio nome è stato nel tempo ritenuto affidabile, arriva Monina lo pubblico perché scrive bene e vende bene, arriva Monina lo prenoto, perché i suoi libri in genere vanno via bene, ora noto anche per un pubblico non librario, o che può anche essere librario ma mi conosce come critico musicale, perché mi legge, mi ha sentito in radio o visto in tv. Per questo scrivo e pubblico libro, vengo pagato per farlo, ci campo. Non perché scriva di Tizio e Caio. O anche perché ne scrivo, ma se fosse solo lo scrivere di Tizio e Caio a determinare il vendere libri, e quindi il vederseli pubblicati, pagati per scriverli, li farebbero tutti, e mi sembra evidente che così non è.

Poi, è ovvio, non fingo di non saperlo, è evidente che per gli artisti il fatto che io abbia collaborato con determinati altri nomi, ripeto, Vasco su tutti, ma potrei citare anche Caparezza o Cremonini, tanto per dire l’ultimo in ordine di tempo, questo implichi che non sono il primo che passa, fatto che in genere induce a un certo rispetto nei miei confronti, ma questo discorso i fan sembrano non capirlo,  e ogni due per tre mi tocca spiegare questa faccenda, al punto che oggi ho deciso di farne un capitolo del mio diario, nella illusoria speranza che sia una volta per tutte.

Dico illusoria perché, e questo è ovviamente un punto nevralgico del mio racconto, i fan sono a volte invogliati dai suddetti artisti a attaccarmi. Inutile io stia qui ora a fare un elenco di casi passati, tutti piuttosto noti, ma è ovvio che se Tizio, sempre lui, fa un post in cui mi accusa di aver scritto una biografia non autorizzata, di mangiare grazie a lui, e di sfruttare il suo successo per essere visibile i fan, che in genere non sono esattamente lucidissimi quando si tratta di decifrare le ragioni di certi sfoghi, non possono che attaccare a testa bassa, a volte schiantandosi contro un muro, altre facendo schiantare i miei testicoli.

Chiarito davvero per l’ultima volta che la questione delle biografie non autorizzate è una sciocchezza, in Italia non esiste una legge che prevede che si debba chiedere una autorizzazione per scrivere una biografia, come a esempio accade negli USA, dove quella dicitura è poi presente nei libri, da noi funziona che se dici qualcosa di falso e infamante finisci in tribunale, querelato, e ne paghi le conseguenze, e per essere chiari io non sono mai stato querelato in vita mia, né per i miei libri né per i miei articoli, arrivo al motivo per cui oggi, 4 maggio 2021, giorno in cui nella mia città natale si festeggia il santo patrono, San Ciriaco, sto scrivendo queste parole, anzi, ai motivi.

Parto dal secondo, che non è inerente al giorno specifico, ma ci sta. A breve, da queste parti, cioè su OptiMagazine, partirà un podcast, nel quale racconterò appunto le vite di alcuni artisti della musica italiana e internazionale. Un artista a puntata, come fossero appunto biografie.

Oggi, invece, 4 maggio 2021, per i tipi di Diarkos, trentacinquesimo editore con cui mi trovo a lavorare, esce un libro che in qualche modo vanifica tutto quanto su scritto, lo si legga con autoindulgente ironia da parte dell’autore, cioè esce una biografia che però, essendo il biografo finito per i motivi di cui sopra, aver osato stroncare in recensioni una artista di cui aveva scritto una biografia, più e più volte in post dell’artista medesima, nella seconda parte del libro vede la penna del biografo, cioè la mia, tramutarsi nella penna del critico, così da dar vita a una biografia/fenomenologia che però presenta anche una parte di critica musicale.

Arrivato alla mia trentasettesima biografia, quindi, cambio rotta, e mischio le carte in tavola. Stavolta, suppongo, sarà più complicato dirmi che è difficile capire come io possa parlare del successo di un artista e poi criticare negativamente la sua musica, perché quel che scrivo sta lì, nero su bianco, comprensibile anche a chi abbia una alfabetizzazione elementare. Sarà anche più evidente che se scrivo libri, libri che mi vengono pubblicati, non è in virtù di coloro di cui scrivo, ma per quello che scrivo e per come lo scrivo, non a caso nei libri il nome dell’autore si trova, di prassi, sopra il titolo, non viceversa.

Non ho idea di cosa la pubblicazione possa scatenare sui social, perché credo che un fan dovrebbe assolutamente confrontarcisi, stavolta anche chi fan non è, e non parlo necessariamente solo di chi magari mi legge perché ama leggere me, parlo di chi si interessa alla musica e basta, perché questo è un libro in cui mischio le carte proprio per capire luci e ombre, e anche perché i santini e le agiografie sono sempre meno interessanti dei libri che provano a azzardare analisi non allineate. Non so se la diretta interessata mi attaccherà anche stavolta, perché mi ha bloccato sui social, ma suppongo ci sarà qualche fedele fan a informarmi di tutto, fan suo, non mio.

Il libro è fuori da oggi, è il mio ottantunesimo, è una biografia e al tempo stesso è un saggio di critica musicale, seppur decisamente pop nella scrittura, è uscito per Diarkos e si intitola Laura Pausini- Tutta una vita, buon divertimento.

Link all'articolo: https://www.optimagazine.com/2021/05/04/oggi-esce-laura-pausini-tutta-una-vita-il-mio-ottantunesimo-libro/2132144