La guerra dei rossi. Racconti di famiglie e di violenze prima e durante il Covid 19 - Proiezioni di borsa
3 Dicembre 2021

L’impatto della pandemia sulla società italiana si è visto anche, se non soprattutto, sulla struttura sociale. In particolare su quella che è la cellula base, ovvero la famiglia. Una famiglia che, però, avvertiva i sintomi di un problema più ampio ben prima dell’arrivo del Covid. Ed è da questa considerazione che parte il libro La guerra dei rossi. Racconti di famiglie e di violenze prima e durante il Covid 19, scritto da Gian Ettore Gassani, presidente degli avvocati matrimonialisti italiani, famoso non solo nelle aule dei Tribunali ma anche per le sue apparizioni televisive e per i suoi saggi che da sempre riscuotono moltissimo successo. Di seguito, l’intervista che ha rilasciato alla nostra Redazione. 

All’inizio della pandemia, invece di un boom delle nascite come si sperava inizialmente, si è invece registrato un aumento di femminicidi e denunce. Per quale motivo?

Nel mio testo, con un’interessante e bellissima prefazione di Maurizio De Giovanni, racconto quello che è stato il mio vissuto d’avvocato in trincea e cioè quando tutti speravamo addirittura in un aumento demografico. Aumento delle nascite che non solo non c’è stato ma che, invece, ha lasciato il posto ad un aumento delle violenze tra familiari, di crisi coniugali, di denunce penali e femminicidi. In realtà, oltre l’emergenza pandemica e sanitaria, un’altra emergenza che è nata, proprio in seguito, è stata quella familiare. Questo perché la violenza in famiglia, ma soprattutto la violenza di genere, è una realtà strutturale.

La pandemia ha avuto un effetto detonatore su questo fenomeno. Mi sono reso conto che le famiglie, spesso già in crisi, chiuse in casa e senza la possibilità di uscire, hanno vissuto momenti difficilissimi. In particolare le donne e i bambini. Anche per questo io mi sono letteralmente inventato un nuovo modo di fare l’avvocato. Ricordo che incontravo donne davanti ai supermercati, con tanto di mascherine, in fila, per poter conversare con loro non potendo ovviamente farlo al telefono con il marito presente. In particolare ricordo di una donna, massacrata dal marito il quale aveva prima picchiato i figli, che mi aveva contattato spiegandomi cosa era successo. Dal suo racconto emergeva una realtà di soprusi, violenze e vessazioni.

Ebbene al secondo incontro la donna decise di firmare il mandato sia per la separazione che per la denuncia penale per maltrattamenti in famiglia. Ho raccontato un’Italia in ginocchio che riteneva di trovare un ammortizzatore nella famiglia. Invece, in molti casi è stata il teatro dei peggiori fatti di cronaca. Ma il mio libro non riguarda solo la fase del Covid ma anche situazioni precedenti la pandemia. Insomma un poco tutto quello che noi avvocati affrontiamo in quello che è diventato un vero e proprio pronto soccorso.

Da noi, infatti, arrivano persone a pezzi, che hanno perso tutto, che non hanno più speranza. Episodi in cui noi abbiamo fatto la nostra parte, a volte anche gratuitamente perché non tutti hanno la possibilità di pagare le spese. Ma questi sono i casi in cui si tratta di dare un senso al nostro lavoro e al nostro ruolo sociale. Racconto anche le varie forme di violenza, quella dei figli, dei disimpegni genitoriali sia da parte delle madri che dei padri. Insomma, dipingo una famiglia che spesso è lasciata sola. Ed è un ritratto che ho voluto scrivere con un linguaggio semplice, non certo in avvocatese, il che ha permesso al testo di essere non solo appetibile ma anche accessibile a tutti.

La crisi della famiglia è figlia di una crisi di valori o di una crisi economica? 

Le ragioni di fondo che portano alla crisi di coppia sono diverse. Io, però, non credo ad una crisi economica come ragione principale. Ritengo più che altro si tratti di una crisi di valori. Noi italiani non siamo più quelli di una volta e il matrimonio all’italiana non è più il vanto dell’Italia. Inoltre l’indissolubilità del matrimonio è stata spazzata via negli ultimi anni e i dati statistici lo testimoniano. Noi abbiamo dei numeri di separati e divorziati simili a quelli di Francia o Germania. Se in passato la separazione era vista come  una sorta di vergogna sociale, oggi la gente si separa con grande disinvoltura. A volte anche per motivi di orgoglio. Ne parlai a suo tempo anche nel mio primo libro, I perplessi sposi dove spiegavo che molte volte l’atteggiamento verso il matrimonio è di stampo consumistico.

Quindi se non va bene si può sempre andare da un avvocato matrimonialista. Non si investe, anche a livello di energie, per una forma di egoismo presente nelle coppie. Probabilmente non si avverte il senso della famiglia come una volta. Un vero e proprio tsunami culturale ha travolto l’Italia dal Nord Europa. Ma c’è anche una profonda differenza all’interno dello stesso territorio italiano. Al Nord ci sono 500 separazioni ogni 1.000 matrimoni, al Sud il dato cambia, infatti sono 200.

Tra le cause ai primi posti ci sono sia la violenza che l’infedeltà coniugale, infedeltà che riguarda sia gli uomini che le donne. Si tratta di un elemento che risulta sia dai verbali che dalle investigazioni, dalle testimonianze oltre che dai social. Ma il lato positivo in tutto questo è che finalmente le donne hanno molta più libertà, la libertà di scegliere. In passato, infatti, le donne non chiedevano la separazione perché questo poteva essere un dato molto negativo per la propria immagine. Invece oggi, quando la donna si rende conto che il percorso matrimoniale è finito, nel 60% dei casi sono le donne a fare il primo passo. Nel divorzio, invece, il dato si inverte ed è l’uomo a chiedere più spesso questa procedura.

Al Sud meno divorzi, ma questo si deve forse ad un ruolo della donna ancora più legato a vincoli familiari?

Indubbiamente, ma non solo. Ma anche per questioni economiche. Le donne del Sud nel 50% dei casi non lavorano, quindi non hanno possibilità di scelta perché non hanno indipendenza economica. Nel caso di famiglie monoreddito, un’eventuale separazione, potrebbe creare situazioni di povertà. In altre parole: la donna, al Sud non è libera come al Nord.

Lei parla di “aborto di figli vivi”, un’espressione fortissima. Cosa intende? 

La lettura del fenomeno italiano, fenomeno che ha sorpreso gli antropologi di tutto il mondo visto che in pochi avrebbero pensato ad un’Italia simile alla Germania, va fatta a tutto tondo. Ad ogni modo si tratta di un’espressione che si riferisce ad un disimpegno genitoriale. Non si tratta più di un discorso di genere, approccio inutile e stucchevole, ma proprio di un problema che riguarda entrambi i sessi e che ha portato alla distruzione delle speranze e dell’autostima dei figli. Basti pensare anche ad un’altra espressione che uso, la differenza tra madri e mamme: le prime sono quelle che partoriscono, le seconde, quelle che allevano e preparano i figli alla vita. Lo stesso dicasi per la differenza tra padri e papà.

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