Antonio Pellegrini Blues: La musica del diavolo - Artists and bands
13 Dicembre 2022

Scrivere una monografia riguardante la storia di un genere musicale di grande interesse come il blues, è un’impresa titanica e densa d’insidie, atteso che si finisce sempre con lo scontentare qualcuno.

L’argomento è talmente vasto che fa bene l’autore a precisare sin dalle prime pagine che il suo saggio non ha scopi enciclopedici, bensì deve essere utilizzato come una sorta di manuale in grado di accompagnare il lettore in un viaggio emozionante attraverso le vicende umane e artistiche dei principali protagonisti del movimento. Visto in quest’ottica Blues – La Musica del Diavolo è un lavoro di pregevole fattura, destinato ai giovani e ai neofiti che intendono approfondire l’argomento attraverso un testo nel quale Antonio Pellegrini, come di consueto, utilizza un linguaggio semplice e diretto scevro da qualsivoglia forma di autoreferenzialità. Aggiungerei una componente di non poco conto, ovvero la sua capacità di sintesi già apprezzata nei suoi tre precedenti libri.

Il blues, la cui importanza è incommensurabile atteso che ha dato i natali al jazz e al rock, viene sviscerato nei suoi molteplici aspetti attraverso appassionanti monografie dedicate ai maggiori esponenti partendo dal Deep South Blues (Son House, Robert Johnson, Blind Lemon Jefferson, per intenderci), fino ad arrivare ai giorni nostri (Stevie Ray Vaughan, Joe Bonamassa, Kenny Wayne Shepherd e altri ancora). Per aiutare il lettore nella comprensione di ciò che sta leggendo, Antonio si è premunito di suggerire quali album ascoltare al fine di affinare nel migliore dei modi la conoscenza di ogni singolo musicista.

D’indubbio interesse le interviste a Lorenz Zadro, fondatore dell’associazione Blues Made in Italy, nonché tra le figure che più s’impegnano nel diffondere il “verbo” nel nostro Paese, e a Davide Grandi, figlio di Marino fondatore della storica rivista Il Blues che, purtroppo, chiuderà i battenti alla fine di quest’anno. Emozionanti i resoconti live di chi ha assistito alle performance di grandi bluesman come Rory Gallagher, Johny Winter, Alexis Korner e l’immenso Muddy Waters.

Personalmente, avrei inserito nel testo una musicista del calibro di Gary Moore e avrei destinato un po’ di spazio alla scena nostrana, dando risalto a personaggi come Roberto Ciotti che ha dedicato tutta la sua vita alla causa del blues. Come ho premesso, tuttavia, chi decide di scrivere un libro così impegnativo non può in alcun modo soddisfare ogni esigenza dei lettori, per cui, al netto delle mie precedenti considerazioni, reputo Blues – La Musica del Diavolo un saggio coraggioso e meritevole di attenzione.

Diffondere la cultura è quasi utopistico in Italia, per cui ben vangano opere di siffatta levatura alla portata di chiunque abbia volontà di imparare.

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