IL LIBRO SUI WINDSOR DI CRISTINA PENCO
18 Gennaio 2023

Buon pomeriggio Cristina. Innanzitutto, ti ringrazio per esserti resa disponibile per questa intervista. Per me è un piacere averti ospite nel mio salotto letterario. Certo, un luogo virtuale, ma sicuramente un importante ponte che ha permesso in passato d’instaurare una forte empatia con i miei ospiti e sviluppare una conversazione ricca di contenuti non solo letterari, ma anche umani. Inizierei con il rivolgerti una primissima domanda:

Come è nata la tua passione per la scrittura?

Credo la scintilla sia scoccata a partire dal mio grande amore per i libri e per le storie. Sono sempre stata una lettrice curiosa e “affamata” fin da piccola. Da bambina spaziavo da fumetti a gialli fino a classici per ragazzi, senza preclusioni. Andando avanti negli anni, non ho smesso, anzi.

Quanto tempo ti ci è voluto per scrivere questo libro sulla famiglia Windsor?

“I Windsor” sono una versione aggiornata e arricchita del precedente testo dedicato alla saga familiare di Elisabetta II, uscito nell’estate 2020. Nei successivi due anni sono accaduti molti avvenimenti che hanno riguardato da vicino la Royal Family, tra vicissitudini interne alla monarchia inglese ed eventi epocali di portata globale, dalla pandemia alla guerra russo-ucraina. Urgeva, dunque, aggiornare e arricchire il volume. Ci lavoravo da circa sei mesi quando l’8 settembre 2022 è scomparsa la regina. D’intesa con la casa editrice Diarkos, abbiamo accelerato la conclusione degli ultimi capitoli, inserendo l’addio alla grande sovrana del Novecento e la salita al trono di Carlo III.

Come descriveresti I Windsor dovendo usare solo tre aggettivi?

British, tradizionalisti, pop.

Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto speciale circa il tuo lavoro legato a questo manoscritto?

Quando, durante la mia infanzia negli anni Ottanta e Novanta, sentivo parlare alla tv della famiglia reale inglese e leggevo varie storie sui rotocalchi, non avrei certo pensato che un giorno avrei studiato quella dinastia più da vicino, e che avrebbe significato così tanto nel mio percorso giornalistico. Attraverso questo libro – ma anche quelli che lo hanno preceduto – ho potuto fare alcune esperienze lavorative importanti ed entrare in contatto con professionisti e persone che hanno rappresentato momenti significativi della mia crescita personale.

Capitolo dopo capitolo si respira tutta la tua professionalità ed il tuo amore per questa famiglia e per la dinastia di Elisabetta II. Quale il tuo pensiero sulla storica Regina?

Mi ha fatto pensare quello che è successo alla scomparsa di Elisabetta II: anche molti tra coloro che non si sono mai appassionati alle vicende della Royal Family si sono commossi di fronte a una figura che, per settant’anni, ha seduto ininterrottamente sul trono britannico, imponendosi con grazia e autorevolezza anche nell’immaginario collettivo d’oltremanica. Difficile non ammirarne la dignità, il riserbo, il senso del dovere da lei onorato fino all’ultimo. Nel suo primo discorso alla Nazione, nel 1947, a 21 anni compiuti, Elisabetta aveva fatto una promessa al suo popolo: “Tutta la mia vita, lunga o breve che sia, sarà dedicata al vostro servizio”. È stata di parola. Certo, la regina è subentrata al padre, Giorgio VI, nei primi anni Cinquanta, con una visione di un’Inghilterra ancora imperiale. Già alla fine degli anni Novanta, con la tragica morte di Diana, Elisabetta si è trovata a fare i conti con un mondo in cui protocolli ed etichette di corte erano ormai superati, appartenevano al secolo precedente. Ma il cambio di passo, per lei e per il Palazzo, è stato faticoso. Snellire i cerimoniali e modernizzare la monarchia è uno dei compiti a cui è chiamato Carlo III. Sul fronte umano, rispetto al materiale raccolto per il libro di Diarkos, posso dire che, forse, pur nella sua imperscrutabilità come donna – e, tra l’altro, proprio in quell’alone di mistero è racchiusa una delle chiavi del suo successo – Elisabetta è stata una madre fredda e assente, molto più concentrata sugli affari della Corona che sull’educazione dei figli, e presa, piuttosto, dal suo ruolo di moglie, innamorata e devota nei confronti di Filippo. Mi ha intenerito il rapporto speciale che aveva con i suoi animali – i cavalli e i Corgi – a cui riservava mille attenzioni. Lei che era l’emblema di una monarchia tutta pomp & circumstance appena poteva si rifugiava nella campagna inglese, adorando la vita all’aria aperta.

Dei vari protagonisti di questa famiglia chi ha conquistato il tuo cuore e perchè?

Sono curiosa di vedere i percorsi di crescita dei Royal Babies, ancora in gran parte lontani da certe dinamiche degli adulti e – mi auguro – di corte: George, Charlotte e Louis sul fronte dei Galles, Archie e “Lili” sul versante dei Sussex.

A pag. 213 hai ‘definito’ Diana un animale in gabbia. Moderna, affabile, fotogenica… in grado di conquistare immediatamente il popolo. Pensi che a Lei il tuo libro sarebbe piaciuto o a tuo avviso ti avrebbe sostenuta fornendoti materiale inedito?

Se mai fosse accaduto ciò, la principessa sarebbe ancora viva, in primis per la gioia dei suoi figli, entrambi duramente segnati dalla tragica scomparsa di Lady Diana. Chissà quali direzioni avrebbero preso le tante piccole storie di cui è fatta la Grande Storia dei Windsor, e non solo… Sul fronte professionale, nemmeno a dirlo: l’ipotesi irreale che proponi avrebbe rappresentato un colpo giornalistico coi fiocchi. Ho comunque parecchia strada da fare e tanto da studiare prima di accorciare le lunghe distanze tra me e autori come Andrew Morton, che all’epoca entrò in contatto con lei e ricevette dei nastri in cui Diana registrò le sue versioni dei fatti! Mi sarebbe piaciuto molto conoscere personalmente la principessa del Galles. Le avrei fatto diverse domande sulla sua infanzia e sulla sua adolescenza – periodi secondo me decisivi per inquadrare la sua figura e i drammi che si portava dentro, sviluppando una dolorosa dipendenza affettiva – e mi sarebbe interessato capire quando e come è avvenuto, in lei, il desiderio di affermare la propria identità separandosi da Carlo e dalla famiglia reale, maturando nuove consapevolezze proprio come donna. Era la fase che stava vivendo quando poi è rimasta uccisa nel tragico incidente di Pont de L’Alma a Parigi, nell’agosto 1997.

Una curiosità. A pag. 273 inizia il capitolo sui “Duchi ribelli” ovvero Harry e Megan i Windsor d’America. Recentemente il secondo genito di Diana ha spopolato nelle librerie di tutto il mondo con il suo libro ritenuto dai mass media una mina vagante. Tu lo hai letto? Ti è piaciuto?

Ho letto ‘Spare’ e lo consiglio a chi fosse interessato ad approfondire alcuni aspetti legati alla Royal Family, meglio ancora se in lingua originale dove si coglie tutta la bravura del ghostwriter J. R. Moehringer. In ogni caso è degna di nota anche la versione italiana uscita per Mondadori, con una bella traduzione. A prescindere dalla verità soggettiva che racconta Harry e che rappresenta ovviamente la sua versione dei fatti, l’ho trovato una lettura molto piacevole, in grado di far inquadrare e capire bene atmosfere e dinamiche della Royal Family.

Nel 2021 è morto il principe Filippo e nel 2022 la Regina. Sua Maestà non ha avuto vita facile. I componenti della sua famiglia l’hanno messa costantemente a dura prova con stili di vita e richieste spesso discutibili, eppure Lei ha sempre mostrato un atteggiamento serio ma amorevole. Tu che hai scritto di loro in più occasioni credi che a riflettori spenti la Regina Elisabetta II ha ostacolato o ammorbidito varie tensioni che la stampa rendeva scoppiettanti?

Dal mio punto di vista, in base alle letture e alle interviste a esperti che ho fatto finora, la regina è stata una grande sovrana per i suoi sudditi perché ha sempre anteposto il bene della Corona a quello personale e familiare. Certo, è andata meno bene ad alcuni suoi congiunti: penso, per esempio, ai primi momenti critici del suo regno, quando il principe consorte Filippo ingaggiò una vera e propria battaglia legale con il ramo più conservatore di Palazzo per dare anche il suo cognome, Mountbatten, ai figli. O, ancora, si immagini il dissidio interiore che Elisabetta deve aver provato quando l’amata sorella minore, Margaret, avrebbe voluto sposare il Group Captain Peter Townsend, che aveva già un matrimonio alle spalle. La principessa, in quel momento, era terza in linea di successione. All’epoca un’unione tra il membro della famiglia reale e una persona divorziata non era accettabile né per il governo né per la regina, capo della Chiesa Anglicana. Ma Margaret non si è mai ripresa da quella decisione e probabilmente per la regina è stato un cruccio. (Al compimento del venticinquesimo anno, formalmente la principessa avrebbe potuto convolare a nozze con chi desiderava senza l’avallo della sovrana, ma rinunciando a ogni diritto dinastico. Non sono ancora chiare le circostanze, fatto sta che quel matrimonio non fu mai celebrato. La Windsor e Townsend presero strade diverse. C’è chi sostiene che Margaret, da allora, non si riprese più).

La serie TV sulla famiglia reale l’hai vista? L’hai trovata conforme al loro stile di vita?

Ho visto e amato ‘The Crown’ e attendo la sesta stagione. L’ho trovata una serie accurata nell’attenta ricostruzione di ambienti e costumi. Vedendo anche qualche spezzone di “dietro le quinte” mi ha incuriosito il grande lavoro di dizione e interpretazione fatto dagli interpreti di punta guidati da professionisti straordinari.

In questo 2023 ti vedremo alle prese con un nuovo libro dedicato nuovamente a loro?

Sempre con Diarkos torneremo all’epoca dei Tudor, con un approfondimento su Anna Bolena.

Cristina, ti ringrazio di cuore per il tempo che mi hai concesso. Parlare con te è stato molto interessante e piacevole. Ti auguro che tu possa raggiungere sempre più lettori con le tue opere e rimango in attesa della tua prossima fatica letteraria.

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