Tranquilli, non è l'addio di Rafa- La Repubblica
18 Gennaio 2023

Mackenzie McDonald è un californiano cordiale e cortese che di sicuro non vuole essere ricordato come il Pat Garrett di Rafael Nadal. Questa antipatica collocazione nella memoria collettiva non dipende da lui, che oggi s'è limitato a fare - davvero bene - il suo lavoro. Sarà il maiorchino a dover valutare se, dopo l'eliminazione a Melbourne segnata dall'infortunio nel secondo set, troverà una volta di più l'energia e la pazienza per tornare a battersi al livello dei migliori. Ci proverà perché, come scrisse per annunciare il ritiro a Wimbledon lo scorso luglio dopo aver sconfitto nei quarti di finale Taylor Fritz, "io non gioco per alzare i trofei ma perché amo quello che faccio". Allora il problema era una lesione ai muscoli addominali, stavolta è al flessore della coscia sinistra o forse all'articolazione dell'anca, non si sa; si palesa sul 6-4 5-3 in favore dello statunitense, Rafa s'accascia a terra, si rialza e conclude il game e il set, sofferente. Chiede il medical time out. Poi decide di continuare, immagino per onorare il proprio ruolo di campione in carica degli Australian Open. Il match è ancora combattuto, il numero 2 ATP riesce a tenere gli scambi nonostante la ridotta mobilità. McDonald non si fa condizionare dalle circostanze e chiude sul 6-4 6-3 7-5 dopo 2 ore e 17 minuti. Nella conferenza stampa post-partita Rafa appare sconfortato: "Non posso dire di non essere distrutto mentalmente. Mentirei. Spero non sia niente di grave". Eppure se, come scrive Riccardo Crivelli nella ricca e aggiornata biografia "Una questione di talento" (Diarkos, 18 euro, in libreria da poche settimane), il campione di Manacor è sempre uno che  "ritorna e risale la china, appoggiandosi a un carattere indomabile", me la sento di rassicurare Mackenzie: non finirà sui libri di storia del tennis come il suo killer sportivo.

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