Patrizio Nissirio – Il sigaro – l’arte del fumo lento fra storia e personaggi su Bookreporter
1 Giugno 2023

Lo scrittore e giornalista si racconta attraverso analogie con il sigaro, oggetto diventato status symbol tra le dita di leader, attori, intellettuali.

Le pagine della sua vita si mescolano a quella che funge da guida al fumo assaporato e lento, appunto, contrapposto alla fugacità della sigaretta, aspirata e gettata, destinata a sporcare l’ambiente.

Il lento fumare del sigaro invece, un’arte singolare e rituale, si spegne con un ritorno del mozzicone allo stato originale di terriccio.

Patrizio Nissirio racconta dei mesi di leva obbligatoria trascorsi in un reparto di fanteria. Nella monotonia di quei giorni, incontra il suo primo amore, nato proprio dal rifiuto di una sigaretta.

La labilità del tempo era trattenuta con boccate meditate e il tentativo di assaporare, non inalare, il fumo del sigaro come fosse un buon vino invecchiato.

Lo scrittore descrive il forte e improvviso innamoramento sbocciato davanti una scatoletta di Toscanelli, con cui scandiva lo scorrere delle sue giornate.

Si addentra poi in un détour sulle foglie di tabacco arrotolate, passando dalla scoperta dell’America all’ “aletheia” della “splendida pianta” degli “indiani”, arrivando ai commerci colonialisti, fino alla creazione di marchi noti ancora oggi.

Nissirio cerca poi di inserirsi nelle menti e nelle sensazioni di coloro che hanno profondamente e talvolta sconsideratamente amato il sigaro.

Nel 1923 venne diagnosticato un cancro alla bocca al padre della psicoanalisi. Eppure, Sigmund Freud si concesse il lusso del fumo fino alla sua morte, nel 1939, gustando all’incirca venti sigari al giorno. “I sigari mi sono serviti esattamente per cinquant’anni come protezione e arma nella lotta contro la vita”, esprimeva così il suo profondo e al contempo dannoso amore.

Ancora, lo statista britannico Winston Churchill ha guidato una nazione con il sigaro in bocca, rendendolo un simbolo di potere e autorevolezza.

Il guerrigliero Che Guevara, nonostante l’asma, per rovesciarlo, il potere, ha reso il sigaro cubano un’icona di ribellione e suo prolungamento della mano.

Il sigaro è da sempre presente anche nella letteratura.

Francesco Nissirio rivela come, in realtà, Ernest Hemingway non fosse un gran fumatore di Havana, e solo raramente assaporava qualche Lancero. Eppure, numerosi sono i riferimenti al lento tabacco nelle sue opere.

In effetti, marchi come “Romeo y Julieta” e “Montecristo” prendono il nome da capolavori letterari.

Simbolo di durezza e forza nella cinematografia d’autore, come nel caso delle pellicole western di Clint Eastwood inseparabile dal suo mozzicone di Toscano.

Nel processo di emancipazione, quello che prima era un simbolo di potere, ribellione e ingegno puramente maschili, anche le donne hanno iniziato a fumare i sigari. Dapprima con timidezza e di soppiatto, poi in maniera sempre più lampante, dandogli un nuovo valore: quello di libertà  e carattere.

Una sorta di ritorno allo status quo: al tempo in cui Colombo giunse lungo le coste dell’isola di Cuba, uomini e donne indifferentemente fumano il sigaro.

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