di Gabriele Ottaviani
Dire ciò che pensa, però, ancora una volta gli crea dei problemi.
Il mediano di Mauthausen, Francesco Veltri, Diarkos. Vittorio Staccione giocava a pallone. Era bravo. Era forte. Nel millenovecentoquindici è un adolescente che viene notato nientedimeno che dal capitano del Torino. Inizia la sua carriera, ma per lui lo sport è anche veicolo di valori. È un impegno sociale. Civile. Politico nel senso più alto del termine. Morale. E in quel periodo l’Italia sta precipitando sotto il giogo della dittatura. E quale che sia il campo, invece, Vittorio combatte strenuamente per la libertà e la fratellanza degli uomini. Il sedici di marzo di settantaquattro anni fa muore nel lager di Gusen-Mauthausen. Questa, raccontata da un giornalista e scrittore bravo e appassionato, è la sua storia. Da conoscere e far conoscere.