Il Muro di Berlino caduto 30 anni fa e oggi descritto da Roberto Giardina è uno spazio vivo popolato, di qui e di là, da protagonisti e gente comune su Italiaoggi
11 Ottobre 2019

 

Per ricordare cosa fu il muro di Berlino, Roberto Giardina parte da una foto, un'icona del ventesimo secolo, il soldato che fucile in spalla salta il rotolo di filo spinato, il 13 agosto del 1961. Lo ritrovò e lo andò a trovare quasi trent'anni dopo. Si chiamava Conrad Schuman, operaio alla Audi. «Quando saltai non pensai che i miei compagni mi sparassero alle spalle, ma non si sa mai», confidò a Giardina. I suoi parenti all'Est non l'avevano perdonato, per loro era un traditore. Conrad si impiccò nel '98, ma Giardina avverte: un suicidio da non strumentalizzare, per dare un giudizio su capitalismo e comunismo, i due mondi che il giovane soldato varcò con un balzo. Ancora un libro sul muro? Ma quello di Roberto Giardina è diverso. Non dimentica la grande storia, e ci parla delle tante storie intorno al Muro, ha incontrato i protagonisti, e la gente comune, uomini e donne, da una parte e dell'altra di quella striscia di cemento di cattiva qualità (Il Muro di Berlino 1961-1989; Editore Diarkos, 18 euro).

Ich war dabei, io c'ero, ma lo scrive da cronista, da inviato speciale, il che è la stessa cosa, un testimone che riferisce quel che vede, come si usava nel giornalismo prima di internet. Era a due passi da Willy Brandt quando si inginocchiò nel ghetto di Varsavia, il gesto che aprì la prima breccia nel muro. E a Bonn, quando il Cancelliere si dimise per lo scandalo della spia, suo amico e collaboratore, Günter Guillaume. Ma nulla è chiaro nel gioco delle spie.

Giardina andava a cena un paio di volte all'anno con Markus Wolf, il leggendario capo del controspionaggio della Ddr, a cui si ispirò Le Carré per La Spia che venne dal freddo, romanzo che a Wolf, «Mischa» per gli amici, non piaceva. «Perché vincevamo sempre noi?, gli dice davanti a un piatto di tagliatelle con i tartufi, perché gli agenti dell'Ovest lavorano per denaro, i miei uomini per una fede politica». Stimava Brandt e gli dispiacque che il «suo» Guillaume lo avesse costretto alle dimissioni: «Commisi un errore, ma come rinunciare a un agente alla Cancelleria?» E suoi erano i «Romeo», le spie allenate per sedurre le segretarie nei ministeri di Bonn. Tradirono per amore e qualcuna si tolse la vita. «Lei conosce Wolf?, si stupì Cossiga in visita a Berlino, gli dica che sono un suo ammiratore.» «Lo saprà già», gli rispose Giardina.

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