Con Elena Percivaldi sulle tracce dei Longobardi, un popolo che cambiĆ² la storia su Arte.it
17 Luglio 2020

Con Elena Percivaldi sulle tracce dei Longobardi, un popolo che cambiò la storia

Samantha De Martin

17/07/2020

Da quando Velleio Patercolo li descrisse come gens germana feritate ferocior, "un popolo più feroce della ferocia germanica", con i loro tratti barbarici e la furia devastatrice, il giudizio della storia sul popolo “dalle lunghe barbe” fu destinato a essere per sempre offuscato da una sorta di ingiusto cliché.
Eppure, da quando tra il 568 e il 569, guidati dal Alboino, i Longobardi entrarono a Cividale del Friuli, stabilendo in questa cittadina romana dalla posizione strategica, il loro avamposto per la conquista dell’Italia, insediandovi il primo ducato con Gisulfo, la storia dell’Italia fu destinata a cambiare per sempre, e non sempre in peggio.

A fornirci uno sguardo inedito e a 360 gradi sulla vicenda dei Longobardi, la cui dominazione, durata due secoli (568-774), ebbe un impatto decisivo anche sulle istituzioni, sul diritto, ma soprattutto sulle chiese, i monasteri, gli edifici pubblici, la lingua, è la medievista e giornalista Elena Percivaldi. Nel suo volume Longobardi. Un popolo alle radici della nostra storia, edito da DIARKOS e uscito in libreria il 14 luglio, l’autrice racconta come questo popolo abbia svolto una funzione di “ponte” tra il Mediterraneo e il Nord Europa.
Ma in che modo la loro presenza è stata così decisiva per la nostra cultura?
“Senza i Longobardi - spiega Elena Percivaldi - la storia d’Italia non sarebbe stata la stessa. Questo popolo ha avuto la capacità di sintetizzare tradizioni culturali diverse, ponendosi come anello di congiunzione in una particolare epoca di transizione altomedievale, assorbendo le tradizioni, le eredità politiche della tradizione romana tipica del mondo classico. Entrando in Italia i Longobardi, hanno cercato di dare unità alla penisola pur portando con sé elementi derivati dal loro essere barbari, molto diversi dalla tradizione classica romana o da quella bizantina”.

Il libro si divide in tre parti: le vicende storiche, le fonti, la vita materiale. Concepito per il vasto pubblico, denso di informazioni puntali frutto delle ultime scoperte archeologiche e ricco di spunti interessanti - dalle origini misteriose alle abitudini delle donne, dal culto dei morti al modo di vestire “alla longobarda”, dai Longobardi “al desco” e dal medico alle tradizioni dalle steppe - il volume vuole essere una sintesi, il più possibile completa, di un argomento complesso e sfaccettato.
Cividale del Friuli, primo ducato longobardo dove tutto cominciò
Tutto ebbe inizio a Cividale, la città fondata da Giulio Cesare con il nome di Forum Iulii, e che, dando il nome all'intera regione, divenne il capoluogo longobardo del Friuli.

“Questa città - spiega l’autrice - che rappresentò un centro fondamentale dal punto di vista politico e culturale, avvalendosi del governo di un’importante élite che fornì molti sovrani alla corona longobarda, potrebbe essere senz’altro il punto di partenza per un itinerario artistico-culturale alla scoperta del popolo longobardo”.
Con la sua posizione strategica rilevante, molto vicina ad Aquileia, fu la prima città che i Longobardi si trovarono lungo il loro cammino arrivando dalla Pannonia.
Ma c’è di più. In tempi molto più recenti, proprio da Cividale ha avuto inizio quel processo che avrebbe portato, nel 2011, all’inclusione nella lista Unesco del sito seriale Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774)” che comprende le sette più importanti testimonianze monumentali longobarde esistenti sul territorio italiano.

Ma che cos’è che chi visita Cividale alla ricerca delle vestigia longobarde, proprio non deve perdere?
“Per ammirare un autentico unicum basta raggiungere il Tempietto longobardo, parte integrante del Monastero di Santa Maria in Valle. Siamo di fronte alla testimonianza meglio conservata e piú spettacolare di scultura e decorazione in stucco di epoca alto-medievale".
Questo scrigno delle meraviglie fu realizzato, come cappella privata dai sovrani Astolfo e Giseltrude, tra il 749 e il 756, nel cuore della Gastaldaga cittadina, che ospitava la residenza del funzionario regio. Entrando al suo interno, sei figure femminili che dominano la parte superiore della parete ovest, alte quasi due metri, scolpite in stucco ad altorilievo, comunicano un senso di celestiale leggerezza. Un tempo queste statue presentavano un vivace rivestimento policromo, oggi scomparso.

Non conosciamo gli artefici di questa preziosa realizzazione che risale alla metà dell’VIII secolo, ma doveva certo trattarsi di artisti di formazione e cultura bizantine, di maestranze emigrate a seguito della politica iconoclasta inaugurata nei primi decenni dell’VIII secolo dall’imperatore Leone III Isaurico.

“Sono molto legata a Cividale - continua Percivaldi - perché questa città ha costituito un punto di svolta nei miei studi, sin da quando, già negli anni Novanta, mi aggiravo tra i luoghi con in mano una copia dell’Historia Langobardorum di Paolo Diacono”.
 
Per continuare a leggere: http://www.arte.it/notizie/italia/con-elena-percivaldi-sulle-tracce-dei-longobardi-un-popolo-che-cambi%C3%B2-la-storia-17539