Questa pandemia ci ha costretti e ci costringe a pensare. A fare delle valutazioni sulla qualità della nostra vita. A guardarci negli occhi. A passare molto tempo con mogli e figli. E ci ha costretti a stare in compagnia di noi stessi. Come sarà il nostro futuro dopo la pandemia? Come sarà il mondo? Come saremo noi? Tutto tornerà come prima? C’è speranza di migliorare? Oppure cadremo in una crisi profonda che pagheremo per anni e che non sarà solo crisi economica, ma umana, sociale, politica e religiosa. Come vediamo il nostro nuovo domani? Come una possibilità di ripartire, magari con nuovi ritmi e nuove prospettive, o sarà una folle e inutile rincorsa alla ricerca dei pezzi perduti? Ci sono errori, commessi in questa fase così caotica e spaventosa, che non dovranno più ripetersi?

La pandemia ha sollevato essenziali questioni che riguardano il funzionamento globale e locale delle comunità umane, dei popoli, delle nazioni e degli Stati. Investono problemi giuridici, costituzionali e geopolitici che coinvolgono la libertà delle persone la sicurezza, i diritti, la riservatezza e l’autogoverno democratico degli Stati. Si tratta di un crocevia tra biopolitica, come avrebbe detto Foucault di “psicoeconomia individuale  e di massa” e la nuova distribuzione dei poteri e delle autonomie. Questo post pandemia è uno straordinario laboratorio sul presente e sul futuro dell’umanità.