Zlatan Ibrahimović non è solo un calciatore che ha segnato in maniera indelebile gli ultimi due decenni. Zlatan Ibrahimovic è soprattutto una fede laica, una religione pagana. E lui, sommo sacerdote del culto di se stesso, si è raccontato e si è fatto raccontare tramite una liturgia continua, una (auto)celebrazione amplificata dai social network che ha contribuito a costruire il suo status di divinità del calcio. Eppure questa narrazione superomista ha avuto anche un effetto perverso: quello di rendere monodimensionale la sua figura. Perché Zlatan Ibrahimovic è un calciatore dalle mille contraddizioni: fisicamente dominante ma dotato di tecnica deliziosa, decisivo in campo ma mai in grado di vincere il trofeo più importante, leader di tante squadre ma raramente al centro degli endorsement dei compagni. Questo libro, tramite l’analisi di una serie di dicotomie, non vuole raccontare la vita della stella svedese, ma scavare in profondità fra le pieghe della sua carriera e della sua essenza per tratteggiare un ritratto in grado di restituirne la complessità. Perché Zlatan Ibrahimovic non è solo il campione del mondo di autostima, ma anche un giocatore che ha avuto un solo difetto: essere nato nella stessa epoca di Messi e Cristiano Ronaldo.