DEDOLLARIZZAZIONE. IL DECLINO DELLASUPREMAZIA MONETARIA AMERICANA
SAGGISTICA
352
22.00
14.00x21.00 cm
brossura con alette
9788836163038
Per decenni la centralità negli scambi internazionali rivestita dal dollaro ha assicurato agli Stati Uniti l’egemonia sull’economia globale, con la possibilità di accumulare sistematicamente deficit senza alcuna conseguenza e di scaricare i propri squilibri interni sul resto del mondo. Un «esorbitante privilegio», per mutuare un’espressione coniata negli anni Sessanta dall’allora ministro delle Finanze francese Valery Giscard D’Estaing, che tuttavia vediamo oggi vacillare sempre più vistosamente sotto i contraccolpi innescati dalla guerra in Ucraina e per iniziativa di nuove potenze emergenti come la Cina e i Brics.
Il libro, muovendosi tra storia, economia e geopolitica, ripercorre le origini, le fasi cruciali e la traiettoria di questo fondamentale passaggio epocale a partire dalla svolta degli anni Ottanta, attraverso i conflitti dimostrativi degli anni Novanta e degli anni Dieci, fino alle manipolazioni del tasso di interesse a opera della Federal Reserve e l’imposizione di dazi e sanzioni. Partito molto lentamente e senza un coordinamento centralizzato, il processo di dedollarizzazione e di sganciamento dai circuiti su cui si fonda l’ordine economico globale ha cominciato a prendere velocità, con una brusca accelerata sulla scia delle dinamiche di scontro a livello internazionale, rimanendo, tuttavia, il suo punto d’arrivo ancora avvolto nelle nebbie dell’imprevedibile.