“Anna Bolena” di Cristina Penco, edito da Diarkos Editore, è una storia “di traditi e di traditori”. Questa è la storia, vera, di re Enrico VIII e delle sue sei mogli.
13 Luglio 2023

Le vicende non sono romanzate, ma narrate in stile giornalistico. Tutto è stato accuratamente appurato dall’autrice. Si evince un grande lavoro di ricerca delle fonti, come è ben documentato dalla Bibliografia finale.

Ma la Storia supera spesso, in emozioni e colpi di scena, i racconti inventati.

Questo pezzo di Storia politica, religiosa, militare e matrimoniale dell’Inghilterra del XVI secolo, ne è la dimostrazione: talmente avvincente da stentare a credere che gli avvenimenti narrati siano accaduti veramente.

Eppure così è stato!

“La storia di Anna Bolena è una storia di seduzione, intrighi, complotti, lotta per il potere: componenti che, come le tessere di una scacchiera, sono intrinsecamente correlate” 

Vi assicuro che sarà impossibile staccarsi dalla lettura di questo libro, formato da undici capitoli (più una Introduzione e le Conclusioni), davvero appassionanti!

Prima di arrivare alla protagonista del romanzo, l’autrice riavvolge il nastro storico fino al 1066, alla Battaglia di Hastings, giungendo poi  al 1485 con l’inizio dell’epoca Tudor. Fu Enrico VII a porre fine all’età medievale in Inghilterra e a gettare le basi dell’Impero Britannico.

Quando Enrico VIII salì al trono la dinastia Tudor era ancora giovane, lui era solo il secondo monarca.

“Si dice che somigliasse a suo nonno, Edoardo IV – spalle larghe ma magro – con capelli ramati e la pelle chiara. Gran giocatore di dadi, scommettitore, cavallerizzo provetto, faceva volentieri parlare di sé. Lui, dal canto suo, si considerava un protetto di Dio.” – Anna Bolena

Era un monarca dallo spirito rinascimentale ma ancora figlio del Medioevo. Racchiudeva in sé queste due anime.

Viene toccato il tema del destino dei figli dei sovrani come “merce di scambio” per le ambizioni e gli intrighi politici dei genitori e dei Regni. Quindi, il matrimonio tra un Tudor e una Aragonese avrebbe portato vantaggi per le tratte mercantili e gli scambi commerciali. Soprattutto, avrebbe stretto in una morsa politica e diplomatica la Francia, nemica sia dell’Inghilterra che della Spagna.

Il matrimonio, inizialmente idilliaco, tra Arturo e Caterina d’Aragona, durò poco. Dopo soli sei mesi, il giovane Sire si ammalò e morì prematuramente. La sfortunata Caterina venne allontanata da Corte e rinchiusa a Londra in attesa che si sbloccasse la situazione. Fu trattata come una pedina politica in mano a suo padre Ferdinando e a suo suocero Enrico VII.

“La reale aragonese (…) assunse l’incarico di ambasciatrice per conto del padre: fu la prima donna della storia a ricoprire questo ruolo, nel quale diede prova di abilità e intraprendenza. Caterina aveva ricevuto un’educazione molto buona, parlava varie lingue e, secondo i cronisti dell’epoca, era sì colta, ma anche esperta nelle questioni di corte” 

L’11 giugno 1509, dopo che il destino aveva rimescolato le carte, Caterina divenne regina d’Inghilterra al fianco del suo giovane cognato, Enrico VIII. Questo avvenne malgrado il Diritto Canonico, che proibiva l’unione di un uomo con la vedova del fratello. Furono quindici anni di affetto e di rispetto reciproco. Erano una coppia moderna e all’avanguardia per l’epoca. La morigeratezza della corte di Enrico VII lasciò il passo allo sfarzo di quella del figlio.

 
 

 

Caterina fu una regina molto amata dai sudditi, sebbene non riuscì a dare al Regno il tanto desiderato erede al trono. L’unica figlia che sopravvisse fu Mary, alla quale la madre diede un’ottima educazione e che passò alla Storia come “Maria la Sanguinaria”.

Nel 1522 fece il suo ingresso a corte Anna Bolena.

“Ma chi era costei? (…) si trattava di una graziosa fanciulla dagli occhi neri a mandorla, vivaci e magnetici, e dal fascino esotico (…) Era colta, un’abile e interessante conversatrice. Parlava correntemente anche il francese, lingua prestigiosa: una carta in più da giocare per un’aspirante dama di una sovrana come Caterina d’Aragona”

Cristina Penco affronta il tema della bellezza che cambia a seconda delle epoche.

Anna non era giudicata “bella” per il periodo. Innanzitutto a causa del suo carattere, così deciso e sfrontato mentre, secondo i dettami del tempo, la bellezza doveva essere ingentilita dalla bontà d’animo. Una donna “bella” era colei che sopportava passivamente e in silenzio i tradimenti del marito e le prepotenze da parte dei familiari. Inoltre, l’ideale femminile corrispondeva a carnagione diafana, capelli e occhi chiari, come Caterina.

Anna, invece, era soprannominata la “Brunetta”.

“La fanciulla emanava un fascino avvolgente. Poteva suscitare, senza mezze misure, attrazione erotica per il suo carisma e la sua carica sensuale, così come un senso di fastidio e ostilità dato dal suo carattere tutt’altro che remissivo.” 

Il suo passaggio non lasciava certo indifferenti. All’epoca della Bolena iniziavano a fare il loro ingresso a corte i parvenus, i nuovi ricchi che fino a due o tre generazioni prima erano stati contadini. In quel periodo era importante poter vantare nel proprio albero genealogico almeno una goccia di sangue blu e ricevere una fine e accurata educazione per poter iniziare a mettere piede a corte.

Per le fanciulle il posto più ambito era quello di “damigella d’onore” della regina. Come si otteneva l’incarico?

“Le qualità richieste (…) bellezza, grazia, buone maniere, ma anche cucire, ricamare, cantare e danzare in pubblico”

Era un’ottima vetrina per sperare in un buon matrimonio.

Le dame erano, insieme ai tornei e alla caccia, i passatempi preferiti di Enrico VIII.

Fino a quel momento il sovrano non aveva mai avuto un’amante ufficiale. In qualità di re cristiano “aveva il dovere di mettere al mondo un erede al trono  per la sicurezza del regno, e finché fosse rimasto con Caterina egli non avrebbe potuto avere altri figli”. Questa era la situazione matrimoniale di Enrico quando conobbe Anna.

Cristina Penco tratta con puntualità e precisione quella che passò alla Storia come “The Great Matter”, “La Grande Questione”. Così fu ribattezzato il desiderio del sovrano di lasciare moglie e figlia per rifarsi una vita con quella giovane ragazza senza sangue blu nelle vene!

“Anna, in quella primavera del 1527, rappresentava una seconda possibilità che il Signore aveva deciso di donargli, per assicurargli l’erede maschio legittimo che tanto desiderava. Il suo regno durava ormai da quasi vent’anni. I tempi stringevano sempre di più.” 

In questo complesso storico e religioso si determinò lo Scisma della Chiesa d’Inghilterra. Prima di allora a nessuno sarebbe mai venuto in mente di invalidare il matrimonio, come se non fosse mai esistito.

Anna Bolena era invisa ai sudditi, in particolare alle donne che temevano che anche i loro mariti potessero iniziare a ripudiare le legittime consorti per delle  giovani piacenti.

Quando Anna diede al sovrano un’altra figlia femmina, Elizabeth, Enrico si convinse di aver azzardato troppo a voler sposare la ragazza, così invisa alla corte e ai sudditi e dal carattere stizzoso e scontroso.

Nel frattempo, il sovrano fu preso da un delirio di onnipotenza, si sentiva inattaccabile ed invincibile. Il re sembrava aver perso la ragione ordinando esecuzioni capitali insensate, anche di uomini di cultura, le cui teste mozzate venivano esposte in bella vista al Tower Bridge.

La morte di Caterina segnò paradossalmente anche la fine della Bolena.

Ho trovato sconvolgente l’atteggiamento di Enrico nei confronti delle sue mogli. La sua freddezza e indifferenza non appena decideva di non volerle più. Come se tutti gli anni passati insieme non fossero mai esistiti. Nessuna compassione. Cancellava le sue storie precedenti per immergersi totalmente in quelle nuove.

Non ho mai provato grande simpatia per Anna Bolena, ma ritengo che il comportamento di Enrico sia stato spregevole e vergognoso. Di Anna si sa molto poco, rispetto alle altre cinque mogli, proprio a causa della furia del sovrano che volle cancellare ogni traccia del passaggio della Bolena. Ma, curiosamente, ella rimane la moglie più famosa, quella che viene sempre ricordata e subito associata al re Tudor!

La vicenda di Anna Bolena si inserisce nella Querelle des Femmes, “la questione delle donne” che, se vogliamo, è una questione ancora aperta al giorno d’oggi.

“Anna superba regina dei mille giorni e poi prigioniera reietta della Torre di Londra, ha posto fine alla sua esistenza terrena, ma ha avuto, per contro, una fama eterna”

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