Non volava una mosca in quelle interminabili ore del pomeriggio del 1 Maggio 1994, quando il mondo stava col fiato sospeso in attesa di notizie riguardo alla sorte di Ayrton Senna. Nella testa di ogni persona presente in pista, o sintonizzata da casa, c'era però un turbinio di pensieri e una preghiera: che non si trattasse dell'ennesima morte in pista. Il tragico epilogo, però, lo conosciamo tutti.
Quello che è meno noto sono le voci di chi ha vissuto in prima linea quel Gran Premio di San Marino, ma ci ha pensato Valeria Biotti a dare loro uno sfogo, nel recente libro "Ayrton Senna, un dio immortale alla ricerca della felicità". Un piccolo viaggio in cui si racconta quel dramma che ha reso il brasiliano un grande: lui non si limitava a correre per vincere, lui correva per vivere. Ogni chilometro era una boccata d'aria, più ossigeno che entrava in circolo; colui che "alla guida non aveva nulla di umano. Senna guidava con le mani di Dio sulle sue", per citare un passaggio del libro.
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