Barbie. Da bambola a icona: la favola della mitica e discussa fashion doll è un saggio di Misa Urbano edito da Diarkos nel 2023.
Vi racconto una storia, quella di Barbie.
Tutto ebbe inizio in California, ma anche in Giappone, Germania e Wisconsin.
Lilli incarnava l’atmosfera e i desideri di una nazione che, dopo la terribile guerra, cercava il denaro e la ricchezza a ogni costo, perchè ha conosciuto la fame.
Nel 1955 viene creata la bambola di Lilli: è in plastica, alta 15 centimetri e destinata agli adulti, per esempio come regalo per una festa di addio al celibato.
Ruth Handler, fondatrice, insieme a Elliot, della Mattel Toys, azienda con sede presso Los Angeles, vide la bambola di Lilli in Svizzera e la acquistò per la figlia, Barbara, che la desiderava come oggetto decorativo per la propria stanza.
La bambola aveva un’espressione cattiva, con sopracciglia arcuate, occhi troppo bistrati e labbra imbronciate.
Nel 1958 le prime bambole vennero o prodotte dalle fabbriche giapponesi; ma il loro sguardo era ancora inquietante.
La bambola era ancora la Lilli che aveva visto gli orrori della guerra.
Gli Handler commissionarono, allora, a un genio del marketing, Ernest Dichter, uno studio di mercato sulla bambola: molteplici interviste confermarono che le bambine amavano la bambola, ma le madri no: la detestavano.
La bambola con sembianze da adulta doveva essere, dunque, un modello di eleganza e di cura di se stesse per le future mogli; quando ancora non era stato creato Ken, venne proposta Barbie in abito da sposa.
Non piacque ai venditori, ma presto le bambine svuotarono, letteralmente, i negozi.
Ma sulla maternità Ruth non cedette: Barbie non doveva avere la responsabilità dell’accudimento: era una donna indipendente, che lavorava e Ken era solo uno dei suoi tanti accessori.
Le sue misure non sono realistiche e potrebbero far insorgere disturbi alimentari nelle bambine?
Il lusso di cui si circonda, con auto, aerei e seconde case, è un inno al consumismo?
Inoltre, se è importante il gioco di proiezione in cui le bambine sono libere di scegliere un futuro alternativo rispetto alla maternità, quanto questo è riscontrabile nella società?
Esiste Barbie Presidente degli Stati Uniti, ma non esiste la donna che lo è diventata, per esempio.
Per essere inclusiva, Barbie viene prodotta in diverse versioni: con la pelle nera, in sei etnie diverse, con le forme curvy, sulla sedia a rotelle, nel 2019, e con la sindrome down, nel 2023. Ma la più venduta resta la bionda californiana che nel film dello scorso anno viene battezzata Barbie Stereotipo.