“Caterina D’Aragona” di Cristina Penco, edito Diarkos Editore, ci presenta la figlia di Isabella di Castiglia e di Ferdinando D’Aragona, “in quel momento i sovrani più ammirati e rispettati di tutta Europa”.
Nel 1501, a soli quindici anni, Caterina lasciò la Spagna per recarsi in Inghilterra. Non fece più ritorno al suo amato Paese.
“Le avevano detto che il suo arrivo era molto atteso, poiché incarnava il simbolo di una rinnovata speranza per il regno, una promessa di pace e di prosperità arrivata da lontano”
Il suo era un matrimonio che si inseriva nel complesso gioco delle alleanze geopolitiche. Ancora per poco, la giovane Trastàmara si sarebbe sentita chiamare Catalina.
Il racconto di Cristina Penco è sempre molto accurato. Ci presenta il mondo com’era immaginato all’epoca dei fatti.
“In un mappamondo del 1442, opera del cartografo veneto Giovanni Leandro, le terre erano circondate da un grande oceano, che si immaginava fosse popolato da creature bizzarre e mostruose. Al centro della carta si trovava Gerusalemme, dove Cristo, morendo, donò agli uomini la salvezza. All’estrema punta orientale – in alto a destra nella carta – era disegnato il Paradiso terrestre, un luogo leggendario”
È il periodo delle grandi scoperte geografiche e del primo libro stampato: la Bibbia di Gutenberg. Sull’Europa era in procinto di soffiare un forte vento di rinnovamento culturale.
In Francia, in Inghilterra e nella Penisola Iberica stavano prendendo forma le monarchie nazionali, già a partire dal XIII secolo, “con un re al comando che governava un territorio unificato”.
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