Si parla del saggio sulla dinastia Agnelli scritto da Antonio Parisi su Torino Cronaca
23 Maggio 2024

Nella galleria degli antenati di Casa Agnelli - ne avranno pur una, anche se sui capolavori spariti dell'Avvocato ci sono inchieste giudiziarie e fiscali in corso - manca un quadro, a ben guardare. Quello di un fratello dimenticato, avvolto dall'oblio, forse perché morto troppo giovane. Ma una figura che, in qualche modo, poteva far presagire la tragedia di un altro Agnelli, molti e molti anni dopo. Un Agnelli che minacciò di vendere la Fiat. E che, preso dall'ira, sparò un colpo di pistola contro l'Avvocato. Vediamo la sua storia.

Giorgio Agnelli era nato nel 1929 a Torino, figlio di Edoardo - e nipote del fondatore della Fiat - e di Virginia Bourbon del Monte. Era il sesto dopo Clara, Gianni, Susanna, Maria Sole e Cristiana, prima di Umberto. E' morto in Svizzera, a 35 anni. Ma di lui si sa veramente poco. La vulgata popolare della città-suddita era che venisse tenuto nascosto, perché malato.

Nella realtà lui studiò negli Stati Uniti, all'Università di Harward. Nel 1946, in Versilia, nella tenuta di famiglia, aveva incontrato la poetessa Marta Vio, che fu a lungo sua compagna. Fu lei, negli anni, a dire che probabilmente il giovane soffriva di schizofrenia. In ogni caso, fu sempre ai margini dell'attività di famiglia, pur possedendo una parte del pacchetto azionario - la Dicembre, oggi oggetto di guerre ereditarie e indagini, non esisteva ancora - della Fiat.

Scrive in un suo libro il giornalista Antonio Parisi che la sua fine "sembra anticipare quello che accadrà al figlio dell’Avvocato, Edoardo Agnelli". Anche Giorgio, difatti, muore precipitando: da una finestra anziché da un viadotto. Accade in una clinica svizzera, a Rolle.

Ma mesi prima, rivela Parisi in "Gli Agnelli. Segreti, misteri e retroscena della dinastia che ha dominato la storia del Novecento italiano'' (Ed. Diarkos), c'era stato un duro faccia a faccia fra Giorgio e Gianni Agnelli. Giorgio accusava il fratello maggiore di bullizzarlo e non tollerava più i suoi comportamenti. In un momento di ira, allora, arrivò a minacciare l'Avvocato di vendere il suo pacchetto di azioni. Così facendo, la Fiat sarebbe stata esposta alle scalate di finanzieri e concorrenti. 

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