La Battaglia di Stalingrado, combattuta tra l’estate del 1942 e il febbraio del 1943, rappresenta uno degli scontri più sanguinosi e decisivi dell’intera Seconda Guerra Mondiale. Svoltasi nella città sovietica di Stalingrado (oggi Volgograd), la battaglia vide contrapposte le forze dell’Armata Rossa contro quelle tedesche, supportate da alleati rumeni, ungheresi e italiani.
Per quasi sei mesi, la città fu teatro di combattimenti urbani feroci e senza tregua, che causarono la morte di oltre un milione di persone, tra soldati e civili. La resistenza accanita dei sovietici, unita all’arrivo di rinforzi e alla brillante strategia militare del generale Zhukov, portò alla resa della 6ª Armata tedesca comandata dal generale Paulus.
Per comprendere appieno l’impatto di questa battaglia oggi abbiamo a disposizione il nuovo libro di Alfio Caruso, “La battaglia di Stalingrado. Inferno di uomini e d’acciaio” pubblicato da DIARKOS. L’autore ci ha raccontato alcuni aspetti del libro e della battaglia.
La Battaglia di Stalingrado, potrebbe dirci cosa l’ha spinta a scrivere su questo argomento?
Fu una richiesta della casa editrice Longanesi, dopo il successo di “Noi moriamo a Stalingrado”, in cui per la prima volta veniva svelato che nella sacca erano finiti 77 militari italiani.
Il libro è narrativo e per il lettore risulta coinvolgente, ma è anche molto accurato. Quali sono state le maggiori sfide che ha dovuto affrontare nel ricercare e scrivere il suo libro?
L’impegno era di riassumere in duecento pagine una battaglia molto complessa, durata sei mesi. Per fortuna ci sono fior di libri, in testa a tutti quello di Beevor.
Entrando nel vivo del testo, può descriversi quali erano le condizioni politiche, sociali ed economiche della Germania e dell’Unione Sovietica all’epoca della battaglia?
Il succo di quello scontro era che Hitler voleva mettere la propria bandiera sulla città intitolata a Stalin e Stalin, per lo stesso motivo, voleva impedirlo. La produzione industriale russa aveva da mesi superato quella tedesca e questa superiorità consentì all’Armata Rossa prima di arginare l’offensiva germanica e poi nel novembre ’42 di rompere il fronte e accerchiare la 6a armata di Paulus.
Come si inseriva la Battaglia di Stalingrado nel quadro più ampio del Fronte Orientale durante la Seconda Guerra Mondiale?
All’inizio dell’estate ’42 era quasi ignorata nei piani dell’alto comando della Wermacht, ma in poche settimane per la vanagloria di Hitler si trasformò nella sfida campale. Invano Paulus chiese più volte al fuhrer di proclamare la conquista della città e di far ripiegare le proprie truppe su posizioni più difendibili.
Come si è combattuta la battaglia in città? Quali furono le sfide e le brutalità della guerra urbana?
C’erano palazzi nei quali i tedeschi erano asserragliati nei piani bassi e i sovietici in quelli alti. Le distruzioni operate dai massicci bombardamenti della Luftwaffe aiutarono la disperata resistenza dei difensori: sfruttavano le macerie per colpire e sparire, mentre i possenti carri armati della Wermacht erano impossibilitati a muoversi. Pur di mantenere l’esigua fetta di terreno accanto all’approdo sul Volga, la Stavka traghettava ogni notte, da ottobre a novembre, una divisione destinata a immolarsi nelle ventiquattr’ore successive.
Quali furono le perdite umane e materiali subite da entrambi gli schieramenti durante la Battaglia di Stalingrado?
L’Armata Rossa ha avuto 485.751 morti e 652.249 feriti. Le cifre germaniche sono molto meno precise. Il numero complessivo oscilla sui 250 mila morti e altrettanto feriti. Dei 290mila militari dell’Asse, c’erano anche spagnoli, ungheresi rumeni, accerchiati il 22 novembre ’42 se ne arresero il 2 febbraio ’43 circa 120mila. Di questi 90 mila erano tedeschi: 80mila morirono nei primi tre mesi di detenzione; alla fine della guerra ne rientrarono 6mila. Dei 77 italiani tornarono a casa in due.
Quali furono le eredità a lungo termine della Battaglia di Stalingrado, sia per la Germania che per l’Unione Sovietica?
Per la Germania l’inizio della fine, per l’Urss l’inizio della conquista dell’Europa Orientale.
In che modo la Battaglia di Stalingrado può essere considerata un evento cruciale nella storia della Seconda Guerra Mondiale e dell’umanità?
Capovolse definitivamente le sorti della guerra dopo il brusco segnale giunto il novembre precedente dall’Africa con la vittoria britannica di El Alamein, la prima dal 1939.
Quali lezioni possiamo trarre dalla Battaglia di Stalingrado per il presente e per il futuro?
Mai combattere nei centri urbani.