Freud, Churchill, Fidel, Che Guevara e altri, anche la scrittrice George Sand, l’attrice Marlene Dietrich e la popstar Madonna (e non solo) icone del fratello maggiore della sigaretta, raccontato nella sua avventura nel tempo.
Il sigaro non si aspira, si tira e poi si espelle dalla bocca il fumo denso, tutto volute e spirali nell’aria, per qualche momento. È un cilindro fatto solo di foglie di tabacco essiccate e arrotolate, non c’è combustione di carta col suo tanfo. Il mozzicone si decompone rapidamente, tornando alla natura come un vegetale qual è.
Il tabacco non c’era in Europa prima della scoperta colombiana dell’America, nel 1492, è un regalo del Nuovo Mondo anche per chi odia il fumo - e se non ama le sigarette esecra addirittura quel torcione di foglie voluminoso e aromatico - assicura Patrizio Nissirio, autore di un saggio simpatico e istruttivo. Un testo originale, informativo (o formativo per gli aspiranti consumatori): Il sigaro. L’arte del fumo lento tra storia e personaggi, pubblicato un anno fa da Diarkos di Sant’Arcangelo di Romagna (maggio 2023, collana Società 288 pagine).
Nissirio, dottore di ricerca in studi americani, esperto di cose statunitensi e scrittore produttivo e premiato, è responsabile di AnsaMed, la sezione dell’Agenzia di stampa ANSA per il Mediterraneo.
Giornalista scrittore, quindi, che in questa circostanza dimostra le migliori qualità della professione e dell’attività, quando chiarisce con elegante semplicità i contenuti e gli obiettivi del suo libro. Non una guida ai vari tipi di sigaro, ai suoi accoppiamenti con vini o distillati, né una storia del prodotto dalla nascita ai giorni nostri (già lette, anche molto ben fatte): vuol essere il racconto di un oggetto iconico, differente “in tutto e per tutto” dalla sigaretta. Con digressioni e riflessioni più o meno serie, individua anche un messaggio diffuso da chi lo fuma.
Di “potere”, nel caso di Winston Churchill, forse il più celebre cigar aficionado della storia; il fascino del duro, tra le labbra strette di Clint Eastwood nel western all’italiana; “visioni per un mondo diverso”, guardando Fidel Castro; “introspezioni”, se pensiamo a Sigmund Freud.
Toccando molte sfumature dell’arte del fumo lento e passando in rassegna diversi ambiti umani, compreso l’immaginario, l’autore ricorre proprio ad alcuni personaggi che l’hanno incarnata, “trasformandoli in pretesti narrativi per raccontare quel tipo di sigaro, quel luogo, quel momento storico attraversato dal nostro fil di fumo”. Tutto questo, da quando i primi naviganti europei si imbatterono nelle Americhe in una pianta mai vista e nell’uso sorprendente che ne facevano i nativi.
Dopo l’introduzione, sette i capitoli, seguiti da interviste a due conoscitori e praticanti con gusto, il giornalista Nicola Di Nunzio e il responsabile sviluppo e master blender delle Manifatture Danilo Finizio, estimatori rispettivamente del cubano e del toscano. Dopo le conclusioni e prima di accendere un sigaro (a condizione di volerlo e poterlo fare, naturalmente), un’appendice con “Gli accessori” e “Quando si parla di tabacco”. Seguono le fonti: sitografia e bibliografia essenziale, per finire con i ringraziamenti di rito.
Fumare il sigaro è una cosa da uomini? La risposta è no, ma certo si è dovuto superare tanti pregiudizi e dopotutto si devono ancora scontare. Nissirio fa cenno, tra le più note, a un’aggressiva fumatrice come Marlene Dietrich, famme fatale del cinema in bianconero e ad una addirittura proterva, per esigenze d’immagine e di stile: la star della musica leggera Madonna Ciccone. La scrittrice ottocentesca George Sand, in una sfida precoce ai ruoli fissi di genere non solo vestiva come un uomo, ma fumava diversi sigari al giorno.
Sempre Nissirio suggerisce di riconoscere un ruolo all’attrice americana Mia Farrow, tra le donne che nella cultura popolare hanno sdoganato il sigaro, facendone una sorta di arma di emancipazione femminile di massa.
Leggenda del cinema, plurivincitrice di premi, è stata un’icona femminista per decenni, indipendentemente dalla carriera artistica di successo. Nel 1968, nel film “Rosemary’s Baby”, ha compiuto una trasformazione rivoluzionaria sullo schermo, considerata un grande progresso di genere nella cultura di massa. Vi appare quasi emaciata e con un taglio di capelli cortissimo, che ricorda un’acconciatura maschile, look trasgressivo e socialmente rischioso quando l’estetica dominante pretendeva donne con lunghe capigliature e aspetto sano. Ma la sfida di Mia al mondo degli uomini è continuata grazie a un Avana: fu fotografata mentre lo fumava anche fuori scena.
Colleghe come Ellen Barkin, Linda Evangelista, Demi Moore, Sharon Stone non hanno nascosto qualche fumata occasionale o meno. Si aggiungono grandi nomi della musica e cultura pop, da Rihanna a Jennifer Lopez. In Italia, la soprano Katia Ricciarelli e la cantante Nada Malanima (livornese, “Fumo solo Toscano”).
Eleonora Uccellini, brand ambassador proprio del Toscano, sostiene che siano stati gli uomini a mettere in giro la voce che il sigaro è un prodotto solo maschile, per riservarsi egoisticamente “questo mondo così piacevole” ed escludere l’universo femminile. Non ritiene che esistano cose solo da uomini, per quanto una donna fumatrice di sigaro generi tuttora nella controparte maschile reazioni che vanno dalla piacevole sorpresa di una compagnia inattesa nel rito del fumo, alla disapprovazione per la confusione destabilizzante dei ruoli.
Agli uomini più restii ad accettare che una donna possa fumare il sigaro, le piace far notare il ruolo primario femminile nella sua produzione. Le sigaraie lo hanno avuto storicamente e lo hanno tuttora, anche se la loro importanza nella storia dell’emancipazione resta poco conosciuta.
Consigli per il consumo. Alcune, sebbene incuriosite, contestano al sigaro classico l’aroma troppo forte e pungente: Uccellini suggerisce alle neofite di avvicinarsi a sigari più delicati come gli aromatizzati.
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