I Longobardi di Elena Percivaldi sul settimanale La Voce e il Tempo di domenica 20 settembre 2020 a pag. 17
20 Settembre 2020

I Longobardi, un popolo che cambiò la storia.

Chiamateli come volete, ma non chiamateli
barbari: e se lo fate, fatelo nell’accezione
antica - «barbaro» uguale «straniero
» - ma non in quella moderna. Stiamo
parlando dei Longobardi, un popolo
germanico di ceppo marcomanno-svevo,
a cui Paolo Diacono - lo storico di quelle
genti e autore dell’Historia Langobardorum
- attribuisce un’origine scandinava. Nel I
secolo erano stanziati alle foci dell’Elba,
dove si erano collocati per dover arginare
l’espansionismo romano di Augusto.
Nel II secolo migrarono a sud, sul medio
Danubio, ai confi ni dell’impero, di cui divennero
alleati nel V secolo. Premuti dagli
Àvari, un’etnia uralo-altaica, con altri
gruppi di germani e slavi migrarono dalla
Pannonia e dal Norico, dove si erano
stabiliti, verso la Pianura Padana. La raggiunsero
nel 568 e, nell’arco di qualche
anno, ne assunsero il totale controllo. Il
loro dominio durerà fi no al 773, quando
i Franchi di Carlo Magno sfonderanno le
chiuse longobarde all’imbocco della Valle
di Susa, in Piemonte, e conquisteranno
il Nord d’Italia. La bibliografi a su queste
genti è vasta e diversifi cata: adesso si aggiunge
una nuova e avvincente ricostruzione
a opera di una qualifi cata medievista,
Elena Percivaldi, che oltre a condurre
le sue ricerche con rigore e preparazione,
possiede anche la rara capacità di divulgare
le sue conoscenze con un linguaggio
accessibile e privo di sbavature mitiche.
Il suo recente volume si intitola «I Longobardi.
Un popolo alle radici della nostra
storia» e offre un’articolata panoramica
che naturalmente ripercorre le vicende
dei primi spostamenti dalla terra d’origine
all’apogeo, fi no al declino totale. Ma
il libro ha anche la prerogativa di entrare
nel merito di tutta una serie di aspetti
legati alla quotidianità, toccando quindi
argomenti che non sempre rientrano nelle
storie delle popolazioni antiche.
Consapevole delle molteplici problematiche
che alimentano il dibattito storiografi
co sui Longobardi, Elena Percivaldi ci
conduce anche in antri meno battuti, che
riguardano le credenze, l’abbigliamento,
l’alimentazione e la medicina. Questi e
numerosi altri argomenti, fanno di questo
libro un prezioso manuale per un primo
solido avvicinamento alla storia e alla
cultura longobarda. Un cultura che ci ha
lasciato testimonianze importanti nell’orefi
ceria, per esempio, ma anche nell’arte
più aulica, trovando la sua apoteosi in
quel gioiello della scultura rappresentato
dall’altare di Ratchis (737-744), a Cividale
del Friuli. Tra i tanti spunti che questo libro
propone, vi è quello relativo all’effettiva
identità dei Longobardi; infatti, anche
grazie agli approfondimenti della storiografi
a moderna, risultano affrancati dal
luogo comune che ne faceva una stirpe
«barbara e primitiva», mentre risultano
una sorta di sintesi tra l’eredità classica e
le nuove istanze Est-europee: un ponte tra
il Nord e il Mediterraneo, poi consolidato
con la loro conversione al cristianesimo.
Massimo CENTINI