Recensione del libro “Ayrton Senna” di Valeria Biotti su Pagine di Sport
5 Novembre 2020

RECENSIONE DI A.C.

Ayrton Senna, il mito che non tramonta. Chi ama l’automobilismo e l’ha visto gareggiare, anche solo alla televisione, non può dimenticare la perfezione della sua guida, l’armonia delle traiettorie, la decisione con cui conquistava le pole position, la cattiveria agonistica con cui affrontava le gare. È stato, dicono, il più grande di tutti, non solo il più amato. Certamente ha segnato un’epoca nella storia della F1. Ma non c’è solo questo. Indimenticabile il suo volto, con quel sorriso velato di tristezza, un sorriso malinconico di un bambino sempre alla ricerca di felicità. C’era in lui qualcosa di incompiuto, che generava ammirazione, simpatia, affetto. Per queste caratteristiche umane e sportive, non solo per i trionfi e per la tragica fine, il mito di Senna continua nel tempo.

A ravvivarlo contribuisce ora un bel libro di Valeria Biotti, giornalista, autrice, speaker radiofonica e vignettista: «Ayrton Senna. Un dio immortale alla ricerca della felicità» (Diarkos editore).

Valeria Biotti ricostruisce la vita del grande campione brasiliano, partendo dalla fine, direi ovviamente. Da quel tragico 1° maggio 1994 all’autodromo di Imola, quando un incidente, alla curva del Tamburello, dovuto al cedimento della vettura, pose tragicamente fine alla sua giovane vita. L’autrice ci fa gradualmente ripercorrere la vita di Senna. Quella sportiva, certamente, dalla passione giovanile per la velocità, agli esordi nel kart sino ai trionfi in F1. Ci parla della sua mania di perfezione, dell’impegno continuo per migliorare se stesso e la vettura. Non nasconde, il racconto di Valeria Biotti, le avversità incontrate da Senna in quel mondo difficile e spesso, soprattutto all’inizio, piuttosto ostile verso un ragazzino venuto a buttar giù dal gradino più alto del podio chi pensava di poterci rimanere ancora a lungo. Capivano tutti che, ben presto, sarebbe stato lui il migliore, l’idolo della gente. Così si spiegano i contrasti, umani e non solo sportivi, con il connazionale Nelson Piquet e la sfida continua, spesso oltre il limite del lecito, con Alain Prost. Ma c’è anche amicizia vera in quel mondo difficile. Con il giovane Rubens Barrichello, ad esempio, e soprattutto con Gerhard Berger, compagno di tante goliardate.

Ma c’è anche la vita privata di Senna nel libro di Valeria Biotti. Presentata, pur senza nascondere anche aspetti forse non proprio esaltanti, sempre con delicatezza, con quel rispetto che si deve all’intimità delle persone. Ci sono i contrasti con la famiglia, col padre soprattutto, le amicizie e gli amori, non sempre felici, non sempre limpidissimi. La vita di un uomo, insomma; una vita vera, intensa, pur nel suo breve tragitto.

Ma il libro di Valeria Biotti, al di là delle tantissime informazioni che fornisce e della pregevole prosa in cui è scritto, ha un altro pregio che lo caratterizza: è la sua impostazione. L’autrice talvolta narra personalmente le vicende, per lo più attingendo ai suoi ricordi di bambina e di ragazza innamorata dell’automobilismo e, in particolare, di quel campione straordinario. Ma poi alla sua voce ne unisce tante altre. Talvolta è Senna stesso che narra la sua vita, i suoi pensieri, i suoi dubbi e le sue gioie. Altre volte sono le voci dei suoi colleghi, come Berger, Prost, Barrichello, Tarquini, Fullerton, quello che l’ha battuto nel mondiale kart e che Senna ha definito il suo più grande avversario. Poi ci sono i ricordi del suo fisioterapista e consigliere Nuno Cobra, degli ingegneri e degli altri uomini del suo team. Toccanti i racconti dei sanitari che l’hanno soccorso a Imola e all’ospedale di Bologna. Non mancano gli interventi di alcune delle donne che Senna ha amato.

Ne risulta un racconto corale, avvincente, coinvolgente. Leggendolo viene da pensare ad una pièce teatrale o ad un radiodramma in cui tante voci si alternano e si intrecciano per presentare tutte le sfaccettature della storia. Davvero un libro ben fatto.

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