ANSA- Lancio del volume "Il muro di Berlino" di Roberto Giardina
5 Novembre 2019

EST:>>>ANSA/ Berlino, la notte in cui crollò il Muro e finì un mondo
2019-11-04 17:22
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>>>ANSA/ Berlino, la notte in cui crollò il Muro e finì un mondo
Il 9 novembre di 30 anni fa tra le picconate e gli abbracci
   (di Rodolfo Calò)
   (ANSA) - BERLINO, 4 NOV - Gioia e picconate, abbracci e
idranti, sbarre che si alzano e fiumane di vessati che sfociano
nella libertà, l'euforico stordimento prodotto dall'onda d'urto
del treno della Storia quando passa sferragliando e fischiando
così sonoramente da rendere impossibile non accorgersene: la
notte della caduta del Muro di Berlino, 30 anni fa, fu tutto
questo e definirla 'storica' è quasi riduttivo.
   Il simbolo della fine della cortina di ferro, del mondo
diviso in due blocchi atomici, della riunificazione della
Germania era stato preparato e preannunciato dalle fughe estive
di tedeschi orientali attraverso Ungheria e Cecoslovacchia. Ma
anche, il 18 ottobre, dalle dimissioni del leader della Ddr,
Erich Honecker, che ancora a gennaio aveva preconizzato
vanamente altri 'cento anni di Muro'.
   Quella notte cominciò poco prima delle 19 con la conferenza
stampa del portavoce del governo della Ddr, Guenter Schabowski,
in cui l'allora corrispondente dell'ANSA a Berlino est, Riccardo
Ehrman, con una sua domanda ne innescò altre che poi portarono
all'annuncio: in pratica, si poteva oltrepassare il Muro. La
diretta tv che inquadrava Ehrman seduto ai piedi del tavolone da
cui parlava Schabowski spinse decine di migliaia di berlinesi
dell'est verso i posti di frontiera fra le due parti della
città. Le guardie, colte di sorpresa da un afflusso così
massiccio, chiesero ordini su come comportarsi ma comunque
alzarono le sbarre bianche e rosse permettendo a tutti di
passare senza controlli: una resistenza senza equipaggiamenti
anti-sommossa, del resto, era tecnicamente impossibile o
sanguinosamente inutile.
   All'inizio ci fu stupore e incredulità per la beffa ai Vopos,
gli agenti della Polizia del popolo che per quasi 30 anni
avevano sparato contro chiunque tentasse di scavalcare il Muro e
che si erano resi responsabili più o meno direttamente della
morte di almeno 140 fuggiaschi solo a Berlino. Poi, per tutta la
notte, solo festa per il flusso di tedeschi dell'est accolto
dagli applausi di tanti concittadini dell'ovest: si urla
"libertà" e ci si abbraccia, anche fra parenti costretti a
vivere divisi per decenni. Giovani - giovane era gran parte di
chi si mosse quella notte - che vedono luoghi di cui avevano
solo sentito parlare dai più anziani, come l'elegante viale
Ku'damm. Si stappano bottiglie, si accendono fiaccole, si
sventolano bandiere della Germania e prime copie di un tabloid
che già annunciava 'Berlino è di nuovo Berlino'.
   Ma l'iconografia scolpita nelle menti è fatta anche e, forse
soprattutto, dai ragazzi che si arrampicano sul Muro tirandosi
su a vicenda; dal piccone che solleva solo polvere dalla
granitica e ormai affollata sommità della barriera; dal lavorio
di martelli grandi e piccoli, dei primissimi 'Mauerspechte', i
'picchi del Muro'. E poi i potenti idranti cui si resiste in
piedi o, in maniera irridente, accovacciati dietro un ombrello
con una confusa consapevolezza che sono solo schizzi alzati dal
debole colpo di coda di un regime ormai agonizzante: in tre
giorni, due milioni di persone passarono il confine sancendo la
fine di un mondo. 
   "Il muro era come una macchina del tempo. Si passava
Checkpoint Charlie e si piombava nel passato, negli anni
Cinquanta. Meno luci, niente insegne, anche l'aria aveva un
altro odore, impestata dalle Trabant, le vetturette in plastica
simbolo dell'industria nella Ddr", ha scritto Roberto Giardina,
giornalista e scrittore, testimone di quegli anni.