Calcio e Shoah: uno scudetto portato ad Auschwitz e il mediano di Mauthausen su Tuttocampo.it
27 Gennaio 2021

Oggi è la Giornata della Memoria. E anche il mondo del pallone, a suo modo naturalmente, ebbe a che fare con l'olocausto del popolo ebreo. Gli orrori della Shoah colpirono qualsiasi aspetto della vita quotidiana e nemmeno il calcio fu risparmiato dall’escalation di orrori che macchiarono di sangue tutta l’Europa.

Adolf Hitler e lo stesso Benito Mussolini compresero velocemente la potenza persuasiva di uno sport che più degli altri si stava radicando all'interno della comunità. Così lo trasformarono in uno dei tanti strumenti di azione politica. In Italia la aberrante "macchina della morte" si prese Arpad Weisz, l’allenatore ungherese che vinse uno scudetto con l’Ambrosiana e due col Bologna, morto nel campo di concentramento di Auschwitz nel gennaio del 1944. Vinse più di tutti negli anni '30, era il punto di riferimento del calcio italiano, eppure venne portato via dal vento tragico della storia e delle leggi razziali.

Cosa che è successa anche a Vittorio Staccione, un calciatore del Torino, anzi un uomo che alla passione per il calcio ha unito l’impegno politico contro il regime fascista, al fianco degli oppressi.  Staccione morì nel campo di concentramento di Mauthausen il 16 marzo del 1945. Fu un formidabile centromediano torinese e torinista che ha sacrificato la propria carriera e la propria vita per fronteggiare le ingiustizie della sua epoca: “Non era un eroe, era un ragazzo timido e imperfetto che non è rimasto passivo di fronte alle ingiustizie del proprio tempo. Tutti gli dicevano di lasciar perdere la politica e invece lui si è interessato. Non ha girato lo sguardo dall’altra parte in un’epoca come quella fascista in cui ciò era proibito” scrive Francesco Veltri nel suo libro “Il mediano di Mauthausen”.

Far riemergere dagli abissi del secolo scorso storie come queste è un compito imprescindibile. Certo, non si può rimediare ai sei milioni di morti che fecero Nazismo e Fascismo nell'indifferenza di tutti.  Ma il 27 gennaio è il giorno dedicato al loro ricordo. E anche il calcio, in questo, ha un obbligo: esporsi in prima persona e farsi veicolo di quei valori che, realmente, nobilitano l'uomo e ne preservano la dignità.

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