Lucio Dalla: la vita, le canzoni, le passioni. La recensione del libro su Accademia della Scrittura
7 Aprile 2021

Un personaggio singolare, un artista a tutto tondo, un cercatore di talenti innamorato della sua terra, l’Italia intera. È possibile raccontare le mille anime dell’uomo e del cantante Lucio Dalla in un unico tomo?

L’impresa è sì complessa ma non impossibile per Salvatore Coccoluto che nel suo Lucio Dalla. La vita, le canzoni, le passioni ha ricostruito con fare certosino, ma anche con passione incondizionata, le innumerevoli sfaccettature che hanno reso immortale il cantautore e musicista bolognese.

Giullare, antropologo, poeta

L’opera di Coccoluto, dalla lettura scorrevole e appassionante, ci catapulta sin dalle primissime pagine nel variegato universo di Lucio Dalla, ripercorrendo tutte le tappe della sua vita e della sua carriera.

Questo viaggio nell’arte di Dalla non può che cominciare dal luogo che oggi racconta più di tutti gli altri chi fosse il cantautore emiliano: la casa al civico 15 di via Massimo D’Azeglio, nel centro di Bologna.

La storia di un’icona come Dalla, del resto, non può che essere raccontata dall’inizio. L’autore rende perfettamente vivida nella mente del lettore l’immagine di un giovane Lucio, un ragazzo piccolo di statura e peloso (tanto da aggiudicarsi a pieno titolo il soprannome di “Ragno”), che amava fare scherzi e attribuire nomignoli buffi a collaboratori, conoscenti e amici.

Un’anima eternamente fanciullesca, ma non per questo sciocca o semplicistica: al contrario, Lucio Dalla era dotato di uno spirito di osservazione inarrivabile, che gli permetteva di analizzare le persone come solo un antropologo esperto è capace di fare. Un aspetto, questo, che assume una rilevanza importantissima nell’opera di Coccoluto, perché mette in luce come alcune delle canzoni più belle del bolognese, come Piazza Grande o Anna e Marco altro non erano che stralci di quotidianità trasformati in poesia.

Dalla, del resto, ha sempre desiderato raccontare ai suoi fan la verità in ogni sua sfumatura, che fosse ambientata nella “sua” Bologna o in altre località italiane che per l’artista hanno assunto notevole importanza nella sua carriera.

La “Dalla Factory

Nella vita e nella carriera di Lucio Dalla assumono un rilievo fondamentale gli incontri che l’artista ebbe con diverse personalità di spicco della cultura, del cinema e della musica italiana. Qualunque soggetto incrociasse la propria strada con quella del cantante di L’anno che verrà finiva per essere inglobato nello straordinario “pianeta Lucio Dalla”.

Il cantante era un vero e proprio scopritore di talenti: da Ron a Luca Carboni, da Ricky Portera agli Stadio sino ad arrivare all’ultima, breve ma intensa collaborazione con Pierdavide Carone; sono innumerevoli i musicisti e cantanti ad aver legato il proprio destino a quello di Dalla.

Ormai è noto che uno dei primi artisti ad entrare nella scuderia della factory di Lucio fu un commesso di un negozio di scarpe di Bologna, che si chiamava Luca Carboni. Poi arrivarono Angela Baraldi, Samuele Bersani (…) e tanti altri. Questi artisti divennero “figli di Lucio”.

Dalla può essere paragonato a un altro grande pigmalione della storia dell’arte, quell’Andy Warhol la cui Factory divenne punto di riferimento per performer di ogni sorta durante gli anni Sessanta. La differenza sostanziale tra quest’ultimo e Lucio Dalla risiedeva, però, nella concezione di considerare ogni suo “pupillo” un figlio da amare, crescere e con il quale, inevitabilmente, anche litigare.

Un legame, quello instaurato tra il pigmalione e i suoi “discepoli”, designato a rimanere indelebile anche quando le strade erano destinate, inevitabilmente, a separarsi, come spiegato nella toccante intervista a Ricky Portera, storico chitarrista di Dalla.

Una sera avevo suonato in un villaggio in Calabria ed ero andato a letto alle sei di mattina. Alle otto lui mi telefonò, ma io gli risposi in maniera sgarbata. (…) Gli dissi un freddo: “Cosa vuoi?”. E lui mi rispose: “Volevo dirti che sarai sempre il mio chitarrista”.

Omaggio tricolore

Altro elemento preponderante nel libro di Salvatore Coccoluto è la passione nutrita da Lucio Dalla per l’intera Nazione. Non solo Bologna, ma anche tante altre località italiane diventarono la casa di Dalla, location ideali per ricaricare le batterie e fonti di ispirazione per molti dei suoi grandi successi.

Dalla non ne ha mai fatto mistero: ha sempre provato un amore smisurato per Napoli, i napoletani e la musica partenopea.

Spesso Lucio si rifugiava in Sicilia, a Milano o in Puglia, la sua seconda casa, nei luoghi dell’infanzia che era solito frequentare in compagnia di sua madre.

Così oggi mi ritrovo in due anime”, dichiarava Lucio nel 1982. “Quella nordica (ordinata, efficiente (…)) e quella meridionale (disordinata, brada, sensuale, onirica, mistica).”

Non bisogna poi dimenticare la sua città, quella Bologna che ancora oggi tributa tutto il suo amore a un uomo così complicato, verace, dall’anima duplice e dalle smodate, infinite passioni, quali cinema, sport, teatro e lirica. Genio e sregolatezza, Lucio Dalla ha regalato ai posteri un’eredità preziosissima, la sua musica: un tesoro inestimabile, da tramandare alle generazioni future.

Conclusione

Con Lucio Dalla. La vita, le canzoni, le passioni Salvatore Coccoluto è riuscito nell’impresa di fornire una nuova chiave di lettura per comprendere vita e carriera di questo grande artista. Un compito di non facile natura, un lavoro importante che scava nel vissuto di una leggenda del nostro tempo attraverso la raccolta di testimonianze e lo studio bibliografico e che restituisce un altro tassello dell’intricato e affascinante puzzle chiamato “Lucio Dalla”, coinvolgendo il lettore senza mai annoiarlo.

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