La singolarità di Pasolini non la si coglie solamente nell’esistenza, nel suo vivere e nel suo morire, nel valore artistico delle sue opere letterarie e cinematografiche. Su Mangialibri
19 Novembre 2021

PASOLINI - L’UOMO CHE CONOSCEVA IL FUTURO

La singolarità di Pasolini non la si coglie solamente nell’esistenza, nel suo vivere e nel suo morire, nel valore artistico delle sue opere letterarie e cinematografiche. La sua vicenda, infatti, va oltre e si rivela singolare e preziosa nella misura in cui contiene la Storia. Storia che non è immobile, né avulsa da risvolti le cui implicazioni presenti e future possono essere colte, con straordinarie doti di arguzia interpretativa lungimiranza, soltanto dalle grandi menti. Menti come quella sua, che per il fatto di non voler giurare su nessuna fede religiosa, né di omologarsi ad alcuna ideologia politica, risulterà scomodo. Ma anche per quel suo sentirsi incompreso, per via della ostinata critica rivolta alla società borghese, alle contraddizioni sociali su cui si regge e all’etica che la supporta ieri come oggi. Incomprensione da parte soprattutto di coloro che avrebbero dovuto opporvisi e che invece non riuscivano a intravvedere le nefaste conseguenze a cui sarebbero andati incontro. È questo il quadro che emerge non solo dal racconto dell’autore, ma anche dagli interventi di intellettuali del valore di Alberto Moravia, e del registra Sergio Citti tra gli altri. Quello di un uomo tormentato dal tarlo della solitudine, dell’incomprensione e della persecuzione. Dal pessimismo della ragione e dall’ottimismo della volontà. Come quando a bordo di un aereo destinato in Cappadocia per girare alcune sequenze di Medea ebbe a dire: “La mia è una voce apocalittica. Ma se, accanto ad essa e all’angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui tra voi a parlare”…

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