Elvis Presley “Il Re è vivo” - Buonaseraroma La vita di Presley è stata ricca di spunti e di vicende ma anche segnata da diverse cadute, come la dipendenza dalle pillole – eccitanti e calmanti – che alla fine gli è stata fatale. Ma nel corso della sua esi
31 Marzo 2023

La storia di Elvis Presley e la sua eredità immortale raccontate in un libro da Paolo Borgognone

Elvis Presley “Il Re è vivo”. Ci sono figure che hanno segnato la storia della musica nel Novecento, travalicando i confini delle note per raggiungere lo stato di icone.

Tra queste, le più importanti sono state probabilmente – sulle due sponde dell’Atlantico – Elvis Presley e i Beatles.

Il Re del rock and roll – raccontato nella biografia “Io Elvis” la parabola immortale di “The King”, pubblicato dal giornalista Paolo Borgognone per Diarkos Editore.

Sncora oggi uno degli artisti più amati e rispettati di sempre, un personaggio straordinario che sopravvive al passare del tempo anche grazie a una schiera di fedelissimi fan e appassionati ascoltatori.

La vita di Presley è stata ricca di spunti e di vicende ma anche segnata da diverse cadute, come la dipendenza dalle pillole – eccitanti e calmanti – che alla fine gli è stata fatale.

Ma nel corso della sua esistenza il ragazzo di famiglia poverissima nato a Tupelo, nel Mississippi nel profondo sud americano, è riuscito a lasciare il segno cambiando, per certi versi, la storia stessa della musica e del costume.

Salito sul palco quasi per sbaglio – grazie in particolare alla lungimiranza del suo scopritore, il produttore Sam Phillips della Sun Records – il giovanissimo Elvis ha riscritto le regole dello show business con i suoi momenti del bacino che, se oggi possono far quasi sorridere, all’epoca erano di una novità straordinaria per la società, soprattutto quella americana.

Ma ha soprattutto contribuito a dare voce a un’intera generazione, inventando il concetto stesso dei “giovani”, fino a quel momento rimasti nell’ombra.

Dopo di lui, niente fu più lo stesso. Il suo successo planetario non é stato scalfito dal fatto che – soprattutto per volontà del suo manager, il misterioso Colonnello Parker – Elvis non si sia mai esibito al di fuori del Nord America.

La sua vita – ci ricorda nel testo biografico Borgognone – è stata un continuo cambiare e innovare.

Da faro del rock and roll a bravo e compunto soldato al servizio dello Zio Sam quando, tra il ’58 e il ’60, ha servito la patria nell’esercito.

Poi stella del cinema, un poco il suo sogno fin da bambino, anche se con pellicole che, via via, strizzavano più l’occhio al botteghino che alle potenzialità della settima arte.

E poi – dopo il 1968 – eccolo di nuovo sul palco con un look rinnovato e un repertorio più profondo, serio, impegnato, come dimostra più di tutte “If I Can Dream”, il brano che chiudeva lo show che segnò il suo ritorno e ispirato alle parole del Reverendo Martin Luther King Jr, ucciso a Memphis, dove Elvis viveva, nell’aprile del 1968.

E poi ancora i lunghi anni di residenza a Las Vegas quando i mutamenti dei gusti del pubblico stavano erodendo la base dei suoi appassionati seguaci, ma non la passione con cui le persone lo andavano a vedere mentre si esibiva sul palco.

Un progressivo aggravamento delle condizioni – sempre quelle maledette pillole – lo portò via al mondo e ai suoi fan troppo presto, il 16 agosto del 1977 a soli quarantadue anni.

Ma il suo ricordo e la musica immortale che ci ha lasciato – sommata a quella che ha ispirato a generazioni di musicisti – rimangono inalterati anche dopo tanti anni. Il Re è vivo.

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