“Storie maledette del calcio”: intervista all’autore Roberto Maida per Giocopulito.it
19 Aprile 2023

«Avevo in testa l’idea da molto tempo. Sono un appassionato di misteri, anche non legati allo sport, e mi sono via via avvicinato ai drammi umani delle categorie privilegiate, quindi anche i calciatori. Il male purtroppo colpisce tutti senza distinzione di censo o status. Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato nel lavoro. E naturalmente ringrazio Ivan Zazzaroni per la prefazione e Morgan De Sanctis per la postfazione».

Comincia così la nostra chiacchierata con Roberto Maida, giornalista del Corriere dello Sport, a proposito del suo libro “Storie maledette del calcio – Ciò che la telecronaca non può raccontare” editato da Diarkos e da qualche giorno in libreria.

Come hai strutturato l’opera?

«Sono 14 racconti che analizzano e approfondiscono alcune morti tragiche e/o sospette di calciatori avvenute fuori dal campo. Si va in ordine cronologico, a cominciare da Gigi Meroni che morì investito da un’auto: si tende a pensare che il suo involontario killer sia stato Tilli Romero, che in effetti colpendolo ne provocò la caduta. Ma è verosimile che la tragedia si sia poi materializzata a causa della seconda macchina che travolse il calciatore, viaggiando nella carreggiata opposta. Nel racconto ho spiegato anche chi fosse l’altro guidatore, svelando qualche dettaglio dell’incidente che lo stesso Romero mi ha svelato».

Qual è la storia maledetta alla quale sei più affezionato?

«Sarebbe facile dire Di Bartolomei, il capitano che segna il gol della prima partita che io abbia visto in uno stadio. Ma ho sentito molto addosso la vicenda di Giuliano Taccola, l’attaccante della Roma di Herrera morto a Cagliari per incuria e omissioni e chissà cos’altro. Sono andato a Calci, vicino Pisa, per incontrare la moglie e la figlia, ho visionato documenti dell’epoca che sono davvero indegni di una società civile. Mi ha toccato molto la morte di Taccola anche perché è stata una delle prime storie del romanismo che mi spiegò mio padre quando ero piccolo: lui dice di aver pianto solo un paio di volte nell’adolescenza, per la tragedia di Taccola e per l’assassinio di Kennedy».

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