La Dottrina Monroe. “L’America agli americani” - Intervista all'autore del libro Giacomo Gabellini
25 Maggio 2023

La Dottrina Monroe, sintetizzata nella frase “L’America agli americani”, esprime l’idea della supremazia degli Stati Uniti nel continente americano. Ma quanto la Dottrina Monroe ha influenzato il rapporto tra Stati Uniti ed emisfero occidentale?
Ne parliamo con Giacomo Gabellini autore di “Dottrina Monroe. L’egemonia statunitense sull’emisfero occidentale” (Diarkos Edizioni).


La Dottrina Monroe, sintetizzata nella frase “L’America agli americani”, fu elaborata da John Quincy Adams, ma attribuita a James Monroe nel 1823, ed esprime l’idea che gli Stati Uniti non avrebbero tollerato nessuna interferenza o intromissione nell’emisfero occidentale da parte delle potenze europee.
La dottrina Monroe indica un messaggio ideologico di James Monroe contenuto nel discorso sullo stato dell’Unione pronunciato innanzi al Congresso il 2 dicembre 1823, che esprime l’idea della supremazia degli Stati Uniti nel continente americano. In origine aveva scopi difensivi, perché mirava a evitare che gli europei colonizzassero dei territori americani indipendenti, ma dalla fine dell’Ottocento è diventata lo strumento per giustificare gli interventi militari degli Stati Uniti nei Paesi dell’America Latina.
Per comprendere gli aspetti più importanti della Dottrina Monroe, ne parliamo con Giacomo Gabellini, saggista e ricercatore indipendente e specializzato in questioni economiche e geopolitiche. Gabellini è l’autore di “Dottrina Monroe. L’egemonia statunitense sull’emisfero occidentale” (Diarkos Edizioniacquista qui).

Partiamo dalla definizione. Cosa s’intende per Dottrina Monroe e quando nasce?
«Per Dottrina Monroe si intende la visione strategica enunciata nel 1823 dal presidente James Monroe, basata anzitutto sulla proclamazione urbi et orbi dell’estraneità statunitense rispetto alle lotte di potere europee.
Allo stesso tempo, essa contemplava la chiusura totale del cosiddetto “emisfero occidentale” a qualsiasi ingerenza esterna, sia per impedire alle potenze del “vecchio continente” di sradicare l’indipendentismo dei creoli ispanici che per avocare a sé l’esclusiva “amministrazione” delle Americhe.
Si trattata, in altri termini, di proteggere i fianchi della giovane nazione statunitense consentendole di impegnare la maggior parte delle risorse a sostegno del processo di conquista del lebensraum interno a cui gli Usa avevano dato avvio già diversi decenni addietro, mediante un processo di annessione sottrazione di territori alle popolazioni native – debitamente sospinte verso ovest e sterminate con vari metodi – percepito come applicazione concreta di una sorta di legge naturale.
Il tutto avvalendosi degli incommensurabili vantaggi garantiti dalla posizione insulare di cui godevano gli Usa, oltre che dell’assenza di un rivale di rango collocato in prossimità dei propri confini, nonché del tacito ma cruciale accordo con Londra, il cui presidio militare dell’oceano Atlantico sbarrava la strada delle Americhe alle agguerrite potenze continentali europee. Come dichiarò Monroe testualmente Monroe: «dev’essere evidente a tutti che più oltre si spingerà l’espansione, maggiore sarà la libertà d’azione dei governi – statale o federale – e più completa la loro sicurezza e, nel complesso, più redditizio l’effetto per tutto il popolo americano. L’estensione del territorio, più meno grande, conferisce a una nazione molte sue caratteristiche. Determina i livelli delle risorse, della popolazione, della sua forza fisica. In breve, stabilisce la differenza fra una grande e una piccola nazione».

Intervista completa al link: https://www.opiniojuris.it/la-dottrina-monroe/