GLI INZAGHI. FRATELLI NEL PALLONE - DataSport
27 Settembre 2023

Un vecchio proverbio sostiene che spesso il rapporto tra fratelli sia al cianuro. Afferma: “Fratelli-coltelli”. Niente di più errato tra Filippo e Simone Inzaghi, due destini diversi e paralleli, percorsi sullo stesso binario sportivo, nel mondo del pallone, senza l’ombra di invidie e incomprensioni. Compagni o avversari, nulla cambia nel loro rapporto. Un caso quasi unico. La famiglia è originaria del Piacentino, esattamente di San Nicolò, frazione di Rottofreno, una decina di km. da Piacenza, dove papà Giancarlo e mamma Marina, conservano e mantengono nella bella casa il percorso dei due figli, fin dai primi calci. Sferrati sul campo in cemento che ancora resiste all’usura del tempo, dove l’erba è troppo timida per proliferare. Papà Gianca è stato un discreto calciatore e non nasconde la speranza di aver trasmesso ai ragazzi la sua passione. Per evitare controindicazioni li mette subito all’opera. Addirittura per far giocare Filippo il maggiore classe 1973, mentre Simone arriva otto anni dopo, nel derby contro il Borgonovese, lo invecchia di un anno. Un dettaglio al confronto dei mille viaggi dei due fratellini per far pratica, sempre con papà Giancarlo, consigliere, allenatore e driver. Il 26 giugno 1983 l’ancora calciatore in erba Filippo, ma già prossimo acquisto del Piacenza, scopre San Siro e assiste alla sfida della Coppa Super Clubs tra il Milan e il club brasiliano del Flamenco, sulla carta più titolato e favorito. Ma il gol di Serena sigla il pari e il ragazzino sogna quella rete, inconsapevole che quasi trent’anni dopo, in quello stesso stadio segnerà il 361° gol, l’ultimo della lunga carriera. A svezzarlo è Giancarlo Cella, l’allenatore della Primavera del Piacenza, uomo di poche parole, una carriera da gregario e uno scudetto vinto con l’Inter di Facchetti e Mazzola. A distanza di tanti anni, quando chiedono a Filippo quali sono stati gli allenatori più importanti, cita Cella e Ancelotti. In parallelo cresce   anche il più giovane Simone, che non ha minor talento ma anche più sensibilità agli infortuni. Emblematica la rivelazione: “Il Milan mi chiamò nel 1999, purtroppo avevo un problema alla schiena e mi scartò”. Non la pensò così la Lazio che paga 30 miliardi al Piacenza e ‘inzaghino’ veste la maglia azzurra e diventa uno dei principali protagonisti della squadra del presidente Gragnotti. Sulla sponda rossonera approda Filippo, lasciando l’Atalanta, dove segna a gogo. L’ingaggio avviene nel 2001, con un antefatto emblematico di quattro anni prima. Papà Gianca incrocia Silvio Berlusconi a Catania, supera lo sbarramento delle guardie del cavaliere e gli parla di Filippo. La risposta è precisa: “Conosco suo figlio, mi piace. Prima o poi lo porto al Milan”.

Leggendo il libro, confesso di essere tornato spesso indietro, per non rischiare di confondere i due fratelli. Non tanto per imprecisioni, semmai il contrario, tanto il percorso di Simone e Filippo viaggia su traiettorie parallele che spesso si sfiorano, poi si allontanano per ritrovarsi addirittura sulla stessa rotaia, ovvero nella stessa squadra. Un gioco di famiglia che prosegue fino alla maggiore età, quando anche il più giovane Simone diventa adulto e mamma Marina smette di accompagnarlo. Fino a quel momento è lei la driver che lo deposita a Carpi nel modenese, squadra che gioca in Serie C1, dove il “piccolo” è in prestito dal Piacenza e trova Gianni De Blasi, suo il primo allenatore da professionista, destinato nel 2016 a guidare l’Albania al primo europeo della sua storia, per passare in Azerbajan dove diventa commissario tecnico. La storia arriva ai giorni nostri con i fratelli che dopo aver calpestato campi su campi, chiudono il capitolo da calciatori per iniziare quello non certo più facile delle panchine. Sembra un gioco del Carnevale, con cento coriandoli colorati che viaggiano lungo la penisola. Simone e Filippo si imitano ancora, tenaci e perseveranti. A ruoli invertiti. Simone scala la vetta, mentre Filippo inciampa e trova scalini invalicabili. Nel gioco dei fratelli la corsa di Filippo sembra arenarsi a Brescia, quella di Simone trova il vento del successo prima a Roma sponda laziale e poi a Milano trincea nerazzurra. Anche se la storia non è certo finita, in questo libro scopri tutto, proprio tutto – una specie di minuto per minuto - della famiglia Inzaghi, fino all’alba di ieri. Che non è certo poco, ma non ancora definitiva.

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