Sex Pistols – Dio salvi la regina (e il punk rock) - Universo Rock Metal
2 Ottobre 2023

L’idea del libro nasce da un’esplicita richiesta dell’editore, pur se l’argomento fosse stato ripetutamente trattato. In tal senso la sfida è stata ancora più grande. Scrivere qualcosa che potesse interessare un potenziale pubblico già ampiamente informato sul tema”. Comincia così la nostra chiacchierata con Antonio Bacciocchi, autore del volume Sex Pistols – Dio salvi la regina (e il punk rock), scritto per Diarkos.

Un pubblico già ampiamente informato sul tema”. Un’affermazione non banale, poiché in tempi più che recenti sono usciti vari volume sul gruppo punk britannico, fra i più influenti della storia e grande icona della prima ondata del movimento. Due libri su tutti: Il sogno inglese – Sex Pistols e il punk-rock di Jon Savage Lonely Boy – La storia di un Sex Pistol di Steve Jones, pubblicati rispettivamente da Shake Edizioni e Magazzini Salani.

Ed eccoci a parlare di Dio salvi la regina (e il punk rock), che differisce molto dai volumi menzionati poiché l’autore ha impostato la narrazione su quelle che sono le fondamenta della storia della band, fornendo al lettore una serie di coordinate indispensabili per destreggiarsi al meglio. Ragione per cui il consiglio ai neofiti è quello di leggere i tre volumi in quest’ordine: BacciocchiJonesSavage.

Suggerimenti a parte, a spiegare meglio il tutto è proprio lo scrittore, musicista e blogger piacentino, classe 1961, che senza troppi giri di parole ammette: “Ho voluto dare voce ai protagonisti. Nel libro ci sono molte loro dichiarazioni ma soprattutto un ampio spazio alle recensioni e agli articoli che uscirono in Inghilterra, America e soprattutto Italia. Ho inteso contestualizzare la loro storia e la percezione in “tempo reale” del fenomeno, senza il senno di poi. Ci sono cose molto interessanti che aiutano meglio a comprendere i Sex Pistols”.

Uno stile asciutto e diretto, quello di Bacciocchi (ha scritto una decina di libri, tra cui Uscito vivo dagli anni ’80: storie da sopra e sotto il palco per Nda Press, votato miglior libro indipendente al Mei 2007) che struttura l’opera seguendo un ordine certosino: dai protagonisti alla storia, dagli articoli anglosassoni a quelli italiani, dalle recensioni alle citazioni agli aneddoti e alle curiosità.

L’impegno è stato tanto – ammette – e riguarda il raccogliere dati, date, materiale, mettere il tutto insieme, leggere, rileggere, correggere. Un anno più o meno ci vuole tutto. Ancora più impegnativo è stato il cercare di dare un taglio nuovo e stuzzicare la voglia dei fan e dei neofiti ad avvicinarsi a un altro libro su una band così iconica”.

Già, nonostante la vita musicale brevissima – formatisi nel 1975 a Londra, nonostante cinque anni appena di attività e un solo disco all’attivo (Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols, rilasciato il 28 ottobre 1977 dalla Virgin Records) – i Pistols segnarono la prima, tangibile rottura con il rock ‘n’ roll tradizionale.

A questo proposito, la quarta di copertina riporta: “A conti fatti forse il rock ’n’ roll è stata veramente una grande truffa. Chi lo ha sempre sostenuto esplicitamente a spada tratta sono stati solo i Sex Pistols, iconoclasti a tal punto da dichiararlo orgogliosamente ai quattro venti. Band dalla vita brevissima, ma che è bastata a sconvolgere e riscrivere l’intera storia del rock, passata e futura”.

Certo, l’immagine e la narrazione di John “Johnny Rotten” LydonSteve JonesGlen MatlockPaul Cook e Sid Vicious hanno sempre avuto la meglio sui contenuti musicali (“Sex Pistols sono spesso connotati con i soliti cliché. In realtà, non voglio essere banale, erano/sono persone che arrivavano da contesti difficili, se non estremi e hanno vissuto allo stesso modo”, precisa Bacciocchi, che cura anche un diario online – tonyface.blogspot.com – costantemente aggiornato, premiato con la targa Mei Musicletter 2016 come miglior blog italiano), ma tutt’altro che per pochezza artistica o per mancanza di cose da dire (meglio ancora, da urlare).

La loro musica, infatti, è sempre stato onesta, schietta, urgente, insieme al (mai celato) intento di mostrarsi mediocri e improvvisati, privi di qualsiasi struttura. Lo stesso Lydon è riuscito perfino ad “andare oltre” con la successiva incarnazione nei Public Image LTD, band post-punk con numerosi album in studio pubblicati dal 1978 al 2023 (End of World l’ultimo in ordine di tempo).

Tutto questo emerge dalle pagine del volume di Bacciocchi, che precisa: “Pistols sono uno dei gruppi basilari, piacciano o meno, nella storia del rock. Quelli che hanno portato per primi il punk in classifica e nei media. Li ho scoperti nel 1978, a 17 anni, guardati con sospetto e distacco inizialmente, fino a quando non ne ho compreso la dirompente carica innovativa, sia musicale sia sociale”.

Impossibile non essere d’accordo con l’autore (ha militato come batterista in gruppi quali Not MovingLink Quartet e Lilith, incidendo una cinquantina di dischi e suonando lungo tutta la penisola, l’Europa e gli States, aprendo per band del calibro di Iggy and The Stooges e Clash, solo per citarne un paio).

Amati oppure odiati, i Pistols restano (e resteranno) un pilastro fondamentale nella storia del rock. Prendendo in prestito le parole di Ulderico “Wilko” Zanni (voce e chitarra elettrica degli ottimi Rats), che cura la prefazione del libro, “quale altra band. In ventisei mesi di attività e un solo album ufficiale all’attivo, è stata capace di influenzare maggiormente musica, cultura, società e moda? La sfida a trovarla è ancora aperta”.

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