Rebecca Stagno, con il suo “Miti dell’Antico Egitto”, pubblicato da Diarkos editore nel 2024, ci conduce in un affascinante viaggio nel cuore della spiritualità egizia. L’autrice, con un linguaggio chiaro e appassionato, ci svela un mondo complesso e affascinante, dove gli dèi, la natura e la vita terrena si intrecciano in un’unica, grande narrazione. Stagno non si limita a elencare miti e divinità, ma offre una visione d’insieme della religione egizia, analizzando i suoi aspetti più profondi e i legami con le altre religioni.
L’autrice dimostra una solida preparazione e, citando le fonti e fornendo un quadro accurato delle conoscenze attuali sull’argomento, conduce il lettore in un viaggio coinvolgente attraverso le intricate trame della religione egizia. Il volume, diviso in sei parti, esplora diversi aspetti del Mito egizio, permettendo al lettore meno esperto di addentrarsi e orientarsi perfettamente nel complesso pantheon egizio.
Conosciamo così i miti della creazione, le caratteristiche delle divinità, il loro ruolo nella storia dell’uomo, ma soprattutto ne carpiamo l’essenza più vera. Comprendiamo le ragioni del sincretismo religioso tipico del mondo egizio e ci stupiamo di come molti aspetti siano presenti o siano stati mutuati in altre religioni, compreso il cristianesimo.
I miti egizi, secondo Stagno, non erano semplici racconti, ma vere e proprie mappe dell’anima. Attraverso le vicende degli dèi, gli egizi esploravano i misteri dell’esistenza, le paure della morte, la speranza nella vita eterna. Miti come quello di Osiride e Iside offrivano un modello cosmico per comprendere i cicli della natura e le vicende umane.
Interessante il capitolo dedicato alla magia, non intesa alla maniera moderna, ma come “forza creativa del cosmo”, come una energia presente sia negli uomini che nelle divinità in grado di mutare le sorti e gli eventi.
In questo libro, Rebecca Stagno ci racconta la storia religiosa dell’Antico Egitto, le origini dei Miti e gli Dèi, ma anche il rapporto stretto con la divinità. Stagno sottolinea come per gli antichi egizi non esistesse una netta separazione tra il mondo fisico e quello divino. La natura, gli oggetti, gli eventi quotidiani erano tutti permeati dalla presenza del divino. Ad esempio, gli Egizi non idolatravano l’animale con il quale la divinità era rappresentata, ma “il simbolo che esso veicolava. In sostanza, Horus non è un falco, ma incarna la natura del falco, Viceversa, il falco non è Horus, ma incarna la natura di Horus. Il falco, quindi, è soltanto il simbolo nel quale gli Egizi hanno individuato il potere divino di Horus, cioè quello del re che ghermisce i suoi nemici e che, volando in alto nel cielo, abbraccia l’intero Paese con le sue immense ali in segno di protezione. Attraverso l’animale, quindi, gli Egizi veneravano l’attributo peculiare di un determinato dio”.
Quest’ultimo esempio ci suggerisce come l’opera di Rebecca Stagno sia uno strumento fondamentale per iniziare un viaggio nella conoscenza dell’antico e affascinante mondo dell’antico Egitto.
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