Ugo Forno. Il partigiano bambino di Felice Cipriani su Thriller storici e dintorni
30 Giugno 2020

Questa è la storia di Ugo Forno, il martire dodicenne romano del ponte dell’Aniene, una via di comunicazione essenziale per permettere l’avanzata degli Alleati. In quel 5 giugno 1944 il piccolo Ughetto non esitò ad esporsi senza protezione contro il nemico nazista che si stava allontanando, a predisporre addirittura un piano d’azione. Tutto questo a dodici anni. Dunque non c’è un’età per ottenere quella consapevolezza che ti porta a scelte definitive. Così come non c’è età per scoprire in te stesso la passione per una fede o, al contrario, la tendenza all’opportunismo. Ciò che più colpisce nell’ultima giornata di Ugo Forno è la perfetta comprensione della complessità, e soprattutto dell’irripetibilità, del momento storico che sta vivendo, e di cui diventa straordinario protagonista senza un attimo di esitazione. Questa biografia andrebbe diffusa nelle scuole medie e in quelle superiori: proprio per raccontare che se la capitale d’Italia venne liberata dall’occupazione nazista lo si deve anche al puro eroismo di un ragazzo di dodici anni. In tempi in cui l’immaginario dei ragazzi si nutre di realtà virtuali e di fiction, a vari livelli tecnologici, offrire una testimonianza di vita e di morte autentiche è un regalo per il futuro delle nuove generazioni, e per una loro autentica crescita civile.

Recensione a cura di Maria Rita Truglio

Questa è una di quelle storie che fa fare i conti con se stessi; guardi un punto fisso dinanzi a te e rifletti sulla tua vita. Se ripensi alla te bambina/adolescente ti vergogni immensamente per qualunque capriccio tu abbia fatto per una qualsiasi stupidata. E ti senti piccola, tanto piccola anche ora che i 30 anni sono stati superati da un po’. Questo bambino dal cuore e dal coraggio immensi ha la capacità di infonderti forza e speranza per il domani come in pochi riescono a fare. Una caparbietà riportata a galla grazie alle ricerche di Felice Cipriani rimasto colpito dalla figura di Ugo Forno quando un giorno gli capitò sott’occhio un articolo sul Corriere della Sera. L’autore ricorda il 5 giugno 1944 quando i soldati americani entrarono a Roma da liberatori e la felicità che avvolgeva le persone in quel giorno di festa. Come è possibile dunque che in quel clima di giubilo si sia consumata una tragedia del genere? Cosa era sfuggito ai più? Da queste domande ha ricostruito e ricollegato i vari eventi per darne un senso e capire cosa abbia portato Ugo a compiere determinate azioni.

Com’è stato possibile che mentre Roma festeggiava la Liberazione dal giorno prima, in un angolo della città si lottasse ancora e un ragazzino di dodici anni prendesse le armi per combattere?

Con la collaborazione di Francesco Forno, fratello di Ugo scomparso nel 2018, e alle ricerche presso l’Archivio centrale dello Stato ha potuto portare fino a noi, tramite la pubblicazione per la Diarkos, la storia di questo bambino che tanto ha fatto per il paese e che merita di essere conosciuto da tutti. I genitori Enea Angelo e Maria Vittoria si trasferiscono da Catania a Roma nel 1922. Ugo nasce lì e vivrà tutta la vita in Via Nemorense 15 vicino Parco Virgiliano dove oggi è possibile ammirare una piccola lapide in suo onore.
In quei giorni del 1943 Roma era circondata da un clima dubbioso: in molti erano felici per l’annuncio dell’armistizio, altri erano perplessi e poco inclini a credere alla fine della guerra; tra questi c’era il padre di Ugo. Al bambino non sfuggì di certo l’umore del genitore e citando le parole del fratello: <<Non parlava molto e in apparenza sembrava tranquillo, anche se per la sua età non giocava>>
Enea in effetti aveva buone ragioni di non cantar vittoria. L’unica certezza era la fine dell’alleanza con la Germania. I sovrani erano scappati dalla città lasciandola ad una cattiva organizzazione difensiva che permise l’avanzare dell’esercito tedesco. Riuscirono però ad accordarsi sul mantenimento del controllo pubblico per far divenire Roma ‘città aperta’, ovvero libera dalla presenza di truppe. Accordo che però non fu rispettato e il 10 Settembre 1943 i tedeschi occupano la Capitale. E Ugo respira e pieni polmoni quel clima osservando attentamente.

Il giorno stesso o due giorni dopo, l’accampamento cominciò a squagliarsi

Giorni che hanno scombussolato la vita quotidiana ma non il legame dei due fratelli sempre più saldo. Sono molto diversi tra loro Francesco a Ugo. Il primo più pacato, il secondo più vivace e non smette mai di porre domande al padre sulla guerra del 15-18 e sulla sua esperienza personale. L’autore pone molto l’accento sull’importanza di capire il periodo storico nel quale sono cresciuti i ragazzi di allora, cosa che descrivere con minuzia di particolari e testimonianze di chi Ugo lo ha conosciuto. Ma cosa ancora più importante, attraverso la descrizione dei suoi genitori capiamo immediatamente da chi ha ereditato il coraggio delle proprie azioni e l’impermeabilità alle suggestioni e parole d’ordine del fascismo. Persone che non avevano paura di ospitare oppositori o soldati rischiando l’arresto secondo l’ordinanza tedesca del tempo.

Le ultime ricerche effettuate presso l’Archivio Centrale dello Stato mettono in luce la grande umanità e rispetto dei valori della democrazia e dell’antifascismo di Enea Forno

Ma cosa ha reso Ugo Forno un piccolo, grande eroe? La mattina del 5 Giugno 1944 mentre era in compagnia di amici, si accorge che i tedeschi stanno minando il ponte ferroviario sull’Aniene. Sa perfettamente che da lì devono passare gli alleati. Munendosi di armi e chiamando a se altri volontari, il piccolo si avvicina alla zona e comincia a fare fuoco. I tedeschi non riescono a finire di allacciare l’esplosivo che rimane lì a penzolare inutilmente. Si difendono e nello scontro Ugo troverà purtroppo la morte. Un bambino di 12 anni con la forza interiore di mille uomini , ha permesso agli americani di passare da quel ponte per liberare la città. Fu l’ultima vittima della Resistenza romana. Per citare l’autore <<Ci sono uomini, e Ughetto lo era, a cui la guerra, le privazioni, portano in avanti il calendario dell’età>> Questo libro è un vero e proprio manifesto che grida nel silenzio della storia che con gli anni ha dimenticato i suoi martiri. Una voce attraverso il quale Ugo e chi come lui ha combattuto per una Patria libera e sicura possano dire al mondo ‘io ho vissuto, ricordatemi’. Ed è anche una lezione di vita.
Felice Cipriani che è anche il suo biografo ufficiale e coordinatore dell’associazione a lui dedicata ne fa un vero e proprio testamento morale da tramandare di lettore in lettore. Un lavoro il suo che ha permesso di onorare Ugo con la medaglia d’oro al valor civile alla memoria , attribuitagli dal presidente Napolitano nel 2013. Ed è un compito in continua evoluzione perché la memoria di questo bambino coraggio non venga mai più dimenticata.

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