Il numero 10 nel calcio evoca stereotipi ripetuti talmente tante volte da diventare noiosi: genio, imprevedibilità, sregolatezza. Tutto vero, per carità – soprattutto nella mente e nell’immaginario di noi tifosi, che ci aspettiamo sempre una magia dal numero 10 –, ma in questo bel libro di Evaristo Beccalossi con Eleonora Rossi, La mia vita da numero 10 (Diarkos 2024) viene fuori molto più che l’elenco celebrativo dei tunnel dei dribbling e degli assist del “Becca”; viene a galla un uomo che sa voler bene e sa farsene volere.
È bello per me scrivere di un calciatore che racconta la sua vita, partendo non dai trionfi, ma da un fazzoletto di vita fuori dal campo, quando dice della sua amicizia con Franco Califano (l’altro cantante di cui è amicissimo è Enrico Ruggeri di cui il libro raccoglie un’introduzione). Con Franco il Becca diventa amico andando ad un suo spettacolo e poi non smettono di vedersi, cercarsi, passare notti insonni all’autogrill di Dalmine (l’unico posto che dopo una certa ora non li sbatte fuori per limiti di orario) parlando di tutto: “di calcio, di musica, delle nostre malinconie, delle luci e ombre che ci accompagnano nella vita”. Con Califano è come con Spillo (Alessandro Altobelli, uno dei più grandi e prolifici attaccanti dell’Inter e del campionato italiano, o con Oriali o con tantissimi altri), una storia di un’intesa immediata e duratura: un’amicizia speciale.
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